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Campania: Il più grande disastro ambientale negato d'Italia

Freebacoli: Campania: Il più grande disastro ambientale negato d'Italia

venerdì 5 marzo 2010

Campania: Il più grande disastro ambientale negato d'Italia

- Testo del dott. Antonio Marfella - oncologo e tossicologo napoletano - tratto dal quotidiano nazionale ecologista "Terra", in seguito alla condanna dell'Italia da parte della Corte di Giustizia Europea sul caso dei rifiuti in Campania -

E' ormai chiaro alla Corte di Giustizia Europea, come a tutti noi cittadini della Campania che hanno scelto di non fuggire o delegare ma di affrontare il problema, che è stato creato un sistema industriale profondamente scorretto. Il cui vero scopo è stato quello di creare un unico flusso indifferenziato di materiale in cui fare confluire la somma dei rifiuti urbani e speciali industriali prodotti non solo in Campania. Realizzando così enormi profitti ma con un impatto devastante sulla natura e quindi sulla salute pubblica. Il pensare di creare impianti sovradimensionati ma non inseriti in un corretto sistema integrato di trattamenti dei rifiuti solidi urbani (esempio: assenza di impianti di compostaggio) ha creato quel pericolosissimo “vuoto” nel quale, come da tabella ufficiale dell’Arpac (Agenzia regionale protezione dell’ambiente), a fronte di 910 mila tonnellate di rifiuti speciali in uscita avremmo dovuto riportare in Campania non solo altre 260mila tonnellate/anno di rifiuti speciali da smaltire (in gran parte pneumatici) ma soprattutto in regione sarebbero dovuti tornare almeno 600mila tonnellate di tir vuoti. Camion che così non sono mai rientrati. E tutte le nostre discariche legali e illegali hanno dovuto ingoiare ben oltre il 10 per cento di rifiuti tossici e nocivi. Tutte le nostre discariche (Lo Uttario, Pianura, ecc.) sono state oggetto di questo mortale circolo vizioso di trasporto su gomma.
Lo scoppio della cosiddetta emergenza rifiuti si deve in gran parte a questo eccesso di arroganza nel pensare che mai si sarebbe capito sino a che punto eravamo oggetto di smaltimenti tossici e nocivi, sulla base della nostra proverbiale «inciviltà». Da questo mortale avvelenamento sono ormai passati oltre vent’anni. Oggi in Campania nessuno discute più sulla gravità degli effetti, soprattutto sui giovani, di questo mancato controllo del territorio. È il più grande disastro ambientale negato d’Italia. Siamo la regione più giovane del Paese e perciò quella che riceve i minori finanziamenti in Sanità pro-capite. Ma i nostri ragazzi sono già i più infertili d’Italia (dati Società italiana andrologia 2008), e abbiamo un certificato eccesso di carcinoma del testicolo nelle zone dell’ormai universalmente noto “triangolo della morte” (Nola-Acerra-Marigliano). A dirlo sono i dati dell’unico registro tumori regionale del 15 febbraio 2010.
Come nella tragedia greca di Antigone, il mancato rispetto delle leggi della natura, sta colpendo non i colpevoli, cioè noi della generazione di 50enni che avevamo ereditato la regione più bella d’Europa, ma i nostri figli.
La condanna dell’Ue va interpretata per quello che è: non una sfida ma un atto di amore di tutti popoli d’Europa verso la Campania. Nella speranza che i responsabili di questa tragedia vengano perseguiti. Che almeno chiedano pubblicamente scusa come i popoli orientali insegnano (vedi Toyota). Avere pensato di risolvere tutto mettendo la spazzatura “sotto il tappeto” davanti ai commissari Ue è stato solo l’ultimo “colpo di teatro” di questa tragedia in scena ormai da troppi
anni. I cittadini campani, molto più dei propri governanti, sanno cosa fare. Ci sia concessa la possibilità di riprenderci il corretto controllo del nostro territorio.

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