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Orgoglio Flegreo, Michele Sovente Vince il “Premio Napoli”: “Crisi Rifiuti? Siamo di fronte a un Collasso Epocale”

Freebacoli: Orgoglio Flegreo, Michele Sovente Vince il “Premio Napoli”: “Crisi Rifiuti? Siamo di fronte a un Collasso Epocale”

lunedì 25 ottobre 2010

Orgoglio Flegreo, Michele Sovente Vince il “Premio Napoli”: “Crisi Rifiuti? Siamo di fronte a un Collasso Epocale”

La Redazione di Freebacoli, nel rendere omaggio al poeta flegreo Michele Sovente per la vittoria del “Premio Napoli”, ritiene opportuno pubblicare un’intervista rilasciato dallo stesso al “Corriere del Mezzogiorno”

- Sovente, la città come partitura di versi -

image Michele Sovente è un camminatore e un poeta. O un poeta e un camminatore: l’ordine potrebbe non contare perché il suo passo nella città (e nel mondo) viene registrato come dal pennino di un sismografo nella sua pagina. E i suoni, anzi la polifonia da cui viene invaso nel reale, diventano la partitura della sua poesia. Per questo, dopo il prestigioso Viareggio del 1998 e altri, oggi 25 ottobre riceve il Premio Napoli speciale per la letteratura, un riconoscimento che, analogamente, attraversa con passi annuali la topografia cittadina. «Come vertiginose testimonianze apparse dopo l’attrito con una catastrofe», si legge nella motivazione, «i versi di Sovente esprimono il naufragio della storia».

Naufragio con Superstiti, per citare il titolo la sua ultima raccolta di versi. Chi sono?

«Siamo tutti noi che sopravviviamo alla catastrofe. La cronaca di questi giorni ce lo racconta: siamo di fronte a un collasso epocale che si traduce in un senso di solitudine, di devastazione che ha l’immagine del buco nero. Tutti siamo dentro questa voragine senza punti di riferimento. E poi siamo superstiti di noi stessi come testimonia l’etimologia: superstizione ha a che fare con una specie di isolamento ancestrale e rimanda a una dimensione religiosa senza prescindere dal mondo dal quale si resta trafitti. Il tema del ‘‘superstite’’ torna costantemente come risultato di un processo consumistico sfrenato che porta all’accumulo folle e dissennato non solo di merci ma anche di feticci. È accumulo di simulacri, di doppi, di sosia che si ritengono sostituibili l’uno con l’altro in una mistificazione continua».

Consumismo, accumulo, merci: poi tutto finisce in milioni di sacchetti che non si sa dove mettere e che oggi grondano di percolato e del sangue dei nasi rotti dei manifestanti vesuviani.
«Napoli è il paradigma della catastrofe, di questa realtà ceca e accecante. Ci fa toccare con mano una sorta di rito cannibalico: la città mangia se stessa e l’uno mangia l’altro. Qui si soffre di un’autofagia senza limiti».

La parola della cronaca restituisce i fatti. Quella poetica come si rapporta a tutto questo?

image «È una parola obliqua anche quando sembra aggredire la realtà nella sua irta ruvidezza. Il poeta si differenzia dal narratore perché vede il midollo delle cose, non le cose. E ha due anime, quella del presente e quella dell’utopia; e un terzo occhio che riconosce la parte oggettiva del mondo insieme con l’altra, arcana e misteriosa. Non parlo del trascendente, ma al sottosuolo delle emozioni e delle visioni. La poesia come racconto del reale è una continua messa in circuito del dato, ma con un diverso stato d'allerta che mi fa sorprendere dalle cose scontate: la delinquenza, la marginalità, il degrado che mi si inchiodano nello sguardo».

La poesia è antidoto o rappresentazione?

«Eh, domanda difficile. Per i greci era pharmakon dell’anima, ma io dico che non cura una volta per sempre. Deve essere inoculata spesso. C’è però un detto indiano che mette tutto a posto: la poesia è quel suono che produce conoscenza».

Il Premio Napoli quest’anno ha scelto come «casa» Montesanto. Il passo sismografico di Sovente in questo quartiere cosa ha riportato nella mappa poetica?

«Per me Montesanto ha un significato speciale perché è stato ed è il mio ingresso alla città. Sono flegreo, com'è noto, e vivo a Cappella. Per arrivare a Napoli prendo la Cumana e l’ultima fermata è proprio alla Pignasecca. L’ho raccontato in una poesia che ho intitolato ‘‘A Montesanto i desideri inseguono la luce’’. Qui parlo dell'antico basolato, delle famiglie incastonate là da generazioni, in una vita che fa il paio con l'avventura. E concludo così: ‘‘Oggi che più ragazzo non sono, Montesanto mi appare lo snodo necessario per trasformare in gioia lo sfacelo…’’».

La premiazione di Sovente è alle 17 nella Chiesa di Santa Maria Materdomini: il poeta napoletano sarà insignito col poeta israeliano Natan Zach. Il 26 ottobre il Premio Napoli propone gli incontri di lettura nel carcere di Poggioreale (riservato alle sole persone che si sono prenotate entro il 1 ottobre). Il 27 ottobre nella Biblioteca dell'Istituto Margherita di Savoia sarà presentata un'indagine condotta dal Cnr sulla percezione del valore sociale ed urbano della scuola nell'identità del quartiere. Il 28 ottobre poi, alle ore 17, nella Chiesa di San Giuseppe delle Scalze una riflessione sul ruolo che le cittadinanze attive di Montesanto, attraverso le varie associazioni, hanno nella città.

Leggi le poesie dell’artista

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