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Pericolo Bradisismo, gli Esperti: “Non c’è un Piano Sicurezza. Bisogna Potenziare le Vie di Fuga”

Freebacoli: Pericolo Bradisismo, gli Esperti: “Non c’è un Piano Sicurezza. Bisogna Potenziare le Vie di Fuga”

mercoledì 16 febbraio 2011

Pericolo Bradisismo, gli Esperti: “Non c’è un Piano Sicurezza. Bisogna Potenziare le Vie di Fuga”

La Redazione di Freebacoli pubblica l’articolo dal titolo: “Bradisismo, gli esperti: non c’è un piano sicurezza”, pubblicato stame dal quotidiano “Il Mattino”. Lo stesso illustra, per sommi capi, quanto asserito nel corso della “Tavola Rotonda” tenutasi ieri pomeriggio presso l’auditorium del “Pico” a via Terracina, relativa alle possibili conseguenze determinate da trivellazioni da effettuarsi sul suolo dei Campi Flegrei. Tale testo, pertanto, s’inserisce perfettamente nell’approfondimento portato avanti dal blog, circa la mancanza di un concreto e realistico piano d’evacuazione per la città di Bacoli e per l’intera area flegrea.

- Bradisismo, gli esperti: non c’è un piano sicurezza” -

image Rischio vulcanico e piani di sicurezza nell'area del bradisismo flegreo. Gli obiettivi della ricerca scientifica coniugati con la necessità di salvaguardare i diritti dei trecentomila abitanti che affollano il comprensorio, dalla periferia occidentale del capoluogo ai confini della penisola cumana.

Temi sempre più di attualità negli ultimi mesi, per le polemiche suscitate da un progetto internazionale di perforazione del sottosuolo di Pozzuoli.

Dopo i giorni drammatici dell'emergenza che provocò l'esodo dal centro antico puteolano, sul finire dell'83, non è stato possibile definire un piano di sicurezza per difendersi dai rischi delle scosse e di una ipotetica eruzione.

L'idea di scavare un tunnel a Bagnoli, per sondare le potenzialità geotermiche della zona, ha scatenato perciò contrasti all'interno della comunità scientifica e delle realtà locali. Sotto accusa un progetto che, secondo alcuni, potrebbe addirittura provocare il risveglio «del vulcano che dorme».

Tesi contestata dai rappresentanti di prestigiose strutture scientifiche mondiali.

Di qui le iniziative del consiglio circoscrizionale, degli ambientalisti, di un comitato popolare per la difesa dal rischio vulcanico nell'area flegrea.

Geofisici, amministratori pubblici, ambientalisti insieme per mobilitare le istituzioni sulla necessità di alzare i livelli di guardia contro i rischi di emergenza ambientale.

Nell'auditorium del centro regionale Pico, in via Terracina, assemblea aperta ieri pomeriggio, per fare il punto sui tempi della ricerca, in attesa delle risposte che dovrebbero arrivare dalla Protezione Civile e dalle istituzioni locali. Con il direttore dell'Osservatorio Vesuviano, Marcello Martini, i vulcanologi Giuseppe Luongo, Benedetto De Vivo, Giuseppe Rolandi, Pino De Natale, coordinatore del progetto internazionale «Campi Flegrei Deep drilling project».

In attesa del piano di sicurezza ormai da più di vent'anni allo studio per la salvaguardia del territorio, sono state ribadite le perplessità per l'avvio della perforazione che dall'area di Bagnolifutura dovrebbe scavare un tunnel sperimentale di cinquecento metri al di sotto del golfo puteolano.

«Più che altro appare incomprensibile la scelta del luogo, in una zona ad alta densità demografica, nel cuore della città», ha ribadito il professor De Vivo, ordinario di Geochimica Ambientale nell'università Federico II.

Ma De Natale e Martini hanno difeso le ragioni della ricerca, approvata dall'intera comunità scientifica internazionale e promossa per migliorare ulteriormente il sofisticato impianto di sorveglianza nell'area del bradisismo.

Quanto ai piani di sicurezza (cominciando dal potenziamento delle vie di fuga e da una diversa impostazione della politica urbanistica locale), il professor Giuseppe Luongo ha denunciato le conseguenze di ulteriori ritardi.

«All'indomani della crisi che provocò la fuga da Pozzuoli, fu preparato un piano di sicurezza, che però si dissolse prima ancora di essere presentato», ha detto l'ex direttore dell'Osservatorio Vesuviano. «Furono stampati persino i vademecum per la popolazione. Poi non se ne fece più nulla».

Nel dibattito è anche intervenuto Francesco Santojanni, esperto di Disaster management. Clelia Modesti e Giuseppe Gristoforoni, promotori dell'iniziativa hanno sollecitato l'istituzione di un tavolo comune di concertazione fra i rappresentanti delle diverse realtà territoriali. Nei prossimi giorni sarà anche chiesto un confronto con la Protezione Civile.

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4 Commenti:

Alle 17 febbraio 2011 alle ore 08:38 , Anonymous Anonimo ha detto...

Giovanni Lombardi
bisogna alleggerire il territorio dall'edilizia pessima, specie abusiva, restituire il verde.. quando si parla di vie di fuga nel linguaggio italiano diventa appalti per nuove vie cemento gallerie e cavalcavia.. questo territorio devere ritrovare una densità equilibrata e uno sviluppo.. le strade devono 'diminuire'

 
Alle 17 febbraio 2011 alle ore 14:33 , Anonymous Anonimo ha detto...

E' stato un incontro molto interessante. Queste iniziative vanno ripetute ed allargate alla partecipazione "popolare" della Caldera dei Campi Flegrei.
Indispensbile l'informazione scientifica, e NON POLITICA, sui rischi connessi alla convivenza con un vulcano più pericoloso del Vesuvio. L'intervento illuminante del Prof. Luongo denunzia appunto l'assenza di un piano della protezione civile sul rischio vulcanologico. E' su questo argomento, oltre che sulla necessità o meno delle perforazioni a scopo scientifico, bisogna necessariamente confrontarsi. Prima che sia troppo tardi.
Messaggio per Giosi Della Ragione: Grazie per il lavoro che fai in Consiglio e con questo utilissimo Blog. Te ne siamo veramente grati.

 
Alle 17 febbraio 2011 alle ore 16:26 , Anonymous Anonimo ha detto...

Faremo la morte dei topi.

 
Alle 10 settembre 2012 alle ore 22:59 , Anonymous Anonimo ha detto...

http://www.ingv.it/ufficio-stampa/stampa-e-comunicazione/archivio-comunicati-stampa/comunicati-stampa-2011/il-2018campi-flegrei-deep-drilling-project2019-e-un-progetto-internazionale-di-pura-ricerca-scientifica-1

 

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