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Campania profondo nero

Freebacoli: Campania profondo nero

mercoledì 2 settembre 2009

Campania profondo nero


Idrocarburi, metalli pesanti. Rifiuti tossici. Uno studio denuncia l'inquinamento record

RASSEGNA STAMPA. In seguito al devastanze disastro ambientale che ha dapauperato ed infangato l'intera costa domitio-flregra, si ritiene utile pubblicare questo articolo scritto dal giornalista Claudio Pappaianni, e pubblicato dal settimanale "L'Espresso", in data 27 Agosto 2009.
Inutile ricordarvi (almeno si spera), che la problematica relativa alla balneabilità e all'inquinamento del nostro mare e della nostra riviera, non può essere accantonata in concomitanza con la fine della stagione estiva.


È tornata la spiaggia, recita uno striscione sospeso tra due alberi nella pineta che si affaccia sull'arenile di Baia Domizia. È rimasto lì da quando, la scorsa settimana, la Regione Campania ha organizzato un 'Beach party' per salutare la pulizia di parte del litorale casertano. "Avvertivo il dovere di dare avvio a un percorso di recupero di un grande patrimonio", ha dichiarato soddisfatto l'assessore all'Ambiente Walter Ganapini, dopo l'happening di musica, balli, cabaret e giochi a premi. In realtà, c'era assai poco da festeggiare. La stagione balneare è stata nefasta, segnata da depuratori mal funzionanti e bloccati per giorni dalla protesta dei lavoratori, una crisi che di fatto ha colorato di marrone il mare e l'estate dei napoletani. Qualche volta le correnti hanno spinto i liquami fino a Capri e Ischia, dove ci si sono messi anche black-out elettrici a dare il colpo di grazia all'immagine turistica del Golfo. La notizia dello sversamento di acque nere nella Grotta azzurra, con la chiusura alle visite, è diventato uno scandalo rimbalzato sui giornali di mezzo mondo.

Il caso più inquietante, però, viene ancora oggi tenuto chiuso in un cassetto. Sono i risultati finali di un'indagine realizzata dal Commissariato di governo per le bonifiche su un vasto territorio di 22 chilometri quadrati, che rientra nel sito di interesse nazionale della costa flegrea e agro-aversana. Uno studio - che 'L'espresso' ha potuto visionare in esclusiva - inviato prima dell'inizio dell'estate dalla struttura guidata dal professor Massimo Menegozzo alla presidenza del Consiglio, al ministero dell'Ambiente, al governatore Bassolino, a prefetti, sindaci, assessori e ai responsabili delle Asl. Nelle pagine non si fanno giri di parole, e le frasi disegnano l'ennesimo scempio ambientale del territorio. "Va segnalato complessivamente un rilevante e diffuso inquinamento in tutte le matrici esaminate con alcuni 'hot spot' particolarmente preoccupanti per entità dei fenomeni". La situazione appare in tutta la sua drammaticità "sia per le aree agricole, che per quelle interrate e per la falda". E se l'acqua che esce dai rubinetti è buona, a meno che non ci si allacci ai pozzi abusivi, quella che disseta le bufale di decine di allevamenti e irriga i terreni coltivati a pomodori e ortaggi è pesantemente compromessa.


Per tutti i locali l'area interessata dal report è chiamata 'i laghetti di Castelvolturno'. Si tratta di una cinquantina di specchi d'acqua affiorati dentro alcune cave abusive aperte negli anni '70 e '80, quando nella zona si scavava per estrarre la sabbia usata per la cementificazione della costa che va dal Lago Patria fino a Mondragone. Un tratto che, in pratica, arriva dalla periferia nord di Napoli fino al confine laziale. Trattori e ruspe, di aziende spesso legate al clan dei Casalesi, si fermavano solo quando dai buchi affiorava l'acqua delle falde. A quel punto si spostavano di qualche metro e ricominciavano i lavori. Le cavità sono poi state usate come discariche di auto vecchie, copertoni, scarti di edilizia e rifiuti speciali nocivi.

"A settembre renderemo pubblici i dati sulla contaminazione dei corsi d'acqua interni all'area domizia", aveva detto Ganapini mentre infuriava la polemica sul mare inquinato della Campania. L'area esaminata, con circa 2000 prelievi tra campioni di acqua e terreno, dista in alcuni punti meno di 500 metri dal mare e, in molti casi, accanto a laghetti e campi agricoli contaminati, sorgono decine di abitazioni. Come a Cava Baiano, un laghetto non molto distante dall'Holiday Inn Resort, meta preferita dagli appassionati di golf e sede del ritiro del Napoli Calcio.

L'allarme scatta a febbraio, quando i dati arrivano nelle mani di Menegozzo. L'esperto chiede una riunione ad hoc presso il ministero dell'Ambiente. Non c'è tempo da perdere. Peccato che prima dell'incontro ufficiale passino due mesi: la riunione si tiene il 29 aprile. Pochi giorni dopo, il direttore generale del Dipartimento 'Qualità della vita' del ministero, Marco Lupo, scrive alla procura di Santa Maria Capua Vetere: "Le risultanze delle complesse indagini hanno evidenziato la presenza, in concentrazioni elevate, di sostanze persistenti tossiche e cancerogene... È stato, inoltre, richiesto a tutti i sindaci, nonché agli enti di controllo locali, di adottare entro 10 giorni dalla data di ricevimento del verbale della riunione, tutte le misure ritenute necessarie per la salvaguardia della salute della popolazione". I valori in alcuni casi superano anche di migliaia di volte la soglia consentita, in alcune aree si concentrano sforamenti sia di idrocarburi sia di cromo. Dati agghiaccianti, come nel caso di una vasta area agricola a ottocento metri dal depuratore dei Regi Lagni: la presenza massiccia e diffusa di pesticidi ormai fuori legge da anni, come il Ddt, passa quasi in secondo ordine di fronte al cocktail micidiale di sostanze chimiche ritrovato in alcuni terreni coltivati. Da febbraio tutto è rimasto fermo, almeno nella sostanza. A inizio giugno dal Commissariato parte la relazione che scotta. Si muove solo la prefettura di Caserta, che organizza un incontro con gli uomini del Nucleo tutela ambiente dei Carabinieri di Caserta, della Guardia di Finanza e della Polizia, per un'illustrazione approfondita dello studio. Poi, il silenzio.

Ora un gruppo di lavoro formerà funzionari e addetti per la sfida più complessa da affrontare in Campania dopo anni di emergenza rifiuti: la bonifica complessiva del territorio. Uno scandalo nello scandalo, a volte sottovalutato, che ha visto andare in fumo centinaia di milioni di euro. Come nel caso dell'emergenza rifiuti. Prima però, ci sarà da concludere il censimento dei rifiuti abbandonati per strada, che secondo prime stime sarebbe superiore al milione di tonnellate. Vale a dire, una volta e mezza la capienza della discarica di Chiaiano. E si attende un nuovo dossier che comprenderà analisi effettuate in tutta l'area del Giuglianese dove la camorra ha negli anni seppellito tonnellate di rifiuti tossici e sparso fanghi industriali nei terreni, poi stati destinati all'agricoltura.

1 Commenti:

Alle 2 settembre 2009 alle ore 23:29 , Anonymous Anonimo ha detto...

è agghiacciante..

 

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