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Il depuratore che non c'è

Freebacoli: Il depuratore che non c'è

venerdì 10 luglio 2009

Il depuratore che non c'è

Il 16 giugno scorso i dipendenti del depuratore di Cuma, esasperati dai mancati pagamenti, incrociano le braccia.

Disastro ambientale. Bomba ecologica. Scempio senza fine. Queste alcune delle definizione usate.

In realtà il discusso ed eclatante gesto non ha fatto altro che slatentizzare un incancrenito malfunzionamento più che decennale dell’impianto, che solo saltuariamente si rendeva manifesto sui nostri litorali a causa del favore delle correnti e della diluizione del materiale sversato.

Acquamorta si riempiva così di materiale putrescente, tanto da farla rassomigliare ad un enorme acquitrinio verdastro

Di fronte all’emergenza, si sa, l’atteggiamento è comune. C’è chi ammette le proprie colpe, chi esprime il proprio disgusto, chi si lava le mani dalle proprie responsabilità vestendo ipocritamente il candore della solidarietà alla cittadinanza ancora una volta vessata. Anche i disonesti fanno finta di rimboccarsi le maniche, chiedono a gran voce tavole rotonde per l’individuazione dei responsabili e cercano affannosamente un qualsiasi scranno per progettare soluzioni vantaggiose, sicure e durature.

Ma il sindaco di Monte di Procida invece, va oltre

Offre false speranze e incorruttibilità da guerriero britannico, leva la sua forte voce contro Bassolino e la Regione Intera pur di salvaguardare la salute dei propri concittadini, diffida dei risultati dell’Arpac quando, dopo soli due giorni dallo sversamento in mare di tonnellate di liquami, danno esito favorevole per la balneabilità delle acque, per poi improvvisamente cambiare idea e dimostrare fiducia e obbedienza alle istituzioni. Non solo. Ma trascinando con se una manciata di assessori con nipotini a seguito, le celebra in un eclatante tuffo dimostrativo.

Potrebbe a buon diritto fermarsi, ma a ben vedere riesce ad andare ancora oltre.

Come chi grida a fuoco e si precipita a riempire un bicchiere d’acqua per domare le fiamme a chilometri dalla sua casa, non rendendosi conto del letto che brucia nella propria;

così lui, come se la cosa non lo toccasse minimamente, finge di occuparsi del depuratore di Cuma senza preoccuparsi di quello sito in via Giovanni da Procida, un piccolo mostro di cemento che troneggia al termine della sconnessa strada.

L’Impianto, costruito nel 1956, di gestione comunale fino a settembre 2003 poi passato nella mani della G.d.M. (stessa ditta incaricata della gestione dei pontili ad Acquamorta) ha il compito di raccogliere le acque reflue di quasi i tre quarti del paese.

I malfunzionamenti sembrano essere innumerevoli.

Secondo le testimonianze dei numerosi abitanti della zona il sistema di emergenza che tramite un pozzo a vortice permette lo scarico di un eccessivo quantitativo d’acqua direttamente in mare senza passare per le vasche di depurazione non viene manutenuto nè pulito da anni, e il condotto che dovrebbe presentarsi vuoto, secco e libero è invece ostruito da ogni tipo di detrito.

La depurazione ordinaria sembra andare ancora peggio.

Proviamo a capire insieme.

Parliamo con un dipendente della G.d.M. il quale ci dice che il macchinario fermo da sette, otto mesi che non permetteva il trattamento primario delle acque reflue è stato ripristinato e nel giro di quindici, venti giorni potrà tornare a lavorare a pieno regime; che le acque che si trovano nelle vasche di disinfezione sono chiare e limpide, (dichiarazione che rafforza con un invito ad osservare coi nostri stessi occhi anche se suo malgrado non può farci entrare nel recinto della struttura); che la protesta della popolazione di una settimana fa è servita per accelerare le tempistiche di ripristino della normalità e che per l'ammodernamento dell'impianto un progetto comunale approvato quattro anni fa richiederebbe un investimento di 15 milioni di euro. Risposte fra i denti, intervallate da un esaustivo "non posso rispondervi" continuamente ripetuto. Con il cuore gonfio e tante perplessità raggiungiamo il Comune di Monte di Procida dove chiediamo di parlare con il funzionario preposto, l'ing. Andrea Marasco.

Il tempo dedicatoci viene centellinato sull'uscio di una porta con la promessa di un incontro più esauriente nei giorni a venire.

Anche in questo caso si è restii a commentare, a dare spiegazioni, a rispondere.

"Il depuratore di via Giovanni da Procida altro non è che una vasca Imhoff" ( http://it.wikipedia.org/wiki/Vasca_Imhoff ) (usata generalmente per i piccoli centri o le case isolate) "la nostra unica salvezza" continua (frase che l'ing. Marasco dice essere condivisa anche dall'ing. Morlando, della G.d.M.) "è lo sversamento delle acque a 20 mt di profondità e 800 mt dalla costa. Lì per le atmosfere e per la diluzione non abbiamo un impatto ambientale elevato; se i prelievi venissero fatti in quel punto le acque risulterebbero idonee, mentre nelle vasche di disinfezione no, non rispetterebbero mai i parametri europei" Conferma l'approvazione del progetto di ammodernamento e i soldi che occorrono per l'attuazione (ovviamente non ancora stanziati) e quando chiediamo dei risultati delle analisi fatte sul contenuto delle vasche di disinfezione di più di sette giorni fa, tira in ballo tecnicismi nei quali semplici cittadini non possono entrare.

In un susseguirsi di informazioni imprecise e poco chiare e in attesa di un incontro maggiormente esaustivo con l'ing. Marasco e Morlando, l'unico filo conduttore sembra essere quello dell'affermazione e della negazione. Nonostante ciò ci sentiamo rassicurati dalle stesse parole del funzionario montese che, a domanda diretta sull'impianto di depurazione, con una ferrea logica affermano

"può essere non a norma, ma mai fuori legge!".


Alessandra Sagliocchi

A&J

1 Commenti:

Alle 11 luglio 2009 alle ore 01:50 , Anonymous Anonimo ha detto...

Che vergogna!

 

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