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Le mani sul...Depuratore di Cuma!

Freebacoli: Le mani sul...Depuratore di Cuma!

giovedì 9 luglio 2009

Le mani sul...Depuratore di Cuma!


Dopo aver ricevuto e pubblicato la nota sul Depuratore di Cuma, scritta e protocollata al Comune di Bacoli dall'avv. Giacomo Perreca, si ritiene opportuno mostrarvi un significativo stralcio della sentenza del Tribunale penale di Napoli con la quale si attesta sia l'inefficenza del suddetto impianto di depurazione che la condanna a carico dell'amministratore unico e del responsabile tecnico della ditta Pianese(http://campania.peacelink.net/rifiuti/articles/art_3069.html), per i capi d'imputazione elencati e argomentati nella nota sottostante.


"In effetti l’impianto di depurazione di Cuma, non ha mai correttamente funzionato, come è dato apprendere in primis dalla sent. n. 4351 resa dal Tribunale penale di Napoli – Sezione Distaccata di Pozzuoli il 19.3.09, deposita in cancelleria il 15.6.09, a conclusione di un procedimento penale promosso a carico dell’amministratore unico e del responsabile tecnico della ditta Pianese (incaricata, dal 1998 sino al 2002, dalla Regione Campania della gestione del depuratore di Cuma) per diversi capi di imputazione tra cui: capo c) e capo d):
- capo c)del delitto p. c.p. dell’art. 81 cpv 110, 355 I e III comma c.p. perché, in concorso tra loro, nelle su indicate qualità, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, non adempiendo agli obblighi derivanti dal contratto e capitolato d’oneri stipulato tra la Ditta Pianese e la Regione Campania relativo alla gestione dell’impianto di depurazione di Cuma, ed in particolare contribuendo in modo significativo all’ammaloramento delle strutture e dei macchinari deputati alle varie fasi della depurazione, ricevendo ed immettendo nel ciclo depurativo rifiuti liquidi diversi per qualità dalle acque reflue urbane, eseguendo irrituali analisi sui reflui in ingresso nell’impianto, non attivando specifiche fasi di depurazione pur esistenti, pregiudicavano il regolare funzionamento dell’impianto di depurazione di Cuma ed in generale la sua efficienza depurativa”.
- capo d) “del delitto p.c.p. degli artt. 110, 635 cpv c.p. perché in concorso tra loro, nelle su indicate qualità, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, con le condotte di cui al capo che precede danneggiavano o comunque deterioravano il litorale di Cuma e le sue acque marino costiere, nonché i macchinari e le strutture dell’impianto di depurazione di Cuma”.
I predetti capi di imputazione sono stati provati dalla pubblica accusa a seguito di una complessa istruttoria in cui è emerso che, sino all’anno 2002, ossia sia a quando non veniva disposto il sequestro del depuratore in conseguenza delle numerose denunce sporte dai privati e si dava perciò inizio alle indagini della Procura, presso l’impianto di depurazione di Cuma, si legge nella su citata sentenza: “le fasi della grigliatura grossolana risultano essere state addirittura by-passate, e cioè, sistematicamente scavalcate, permettendo sin dall’origine del trattamento, la presenza costante di materiali aventi dimensioni maggiori che compromettevano, quindi, ineluttabilmente tutte le fasi successive a questo trattamento preliminare. In definitiva tutta la fase del pre-trattamento preliminare che è importante per assicurare che le fasi successive al trattamento depurativo possano avere un efficace rendimento, veniva by-passato e quindi questo comprometteva non soltanto la funzionalità delle fasi successive, ma poteva, senza alcun dubbio, incidere anche sulla funzionabilità delle macchine degli apparati a servizio dell’impianto di depurazione, perché la presenza di materiale estraneo (legno, etc), può portare alla corrosione od alla intasatura di tubature, alla rottura anche di parti meccaniche in movimento in un impianto di depurazione e resta compromessa anche l’azione dei fanghi attivi, e cioè di quei composti prodotti e producenti l’ossidazione degli elementi inquinanti e, quindi la depurazione degli stessi. A ciò si aggiunga il mancato funzionamento di ben nove vasche di depurazione su quattordici. Ancora il comportamento del gestore in riguardo al conferimento dei fanghi reflui dall’Asl di Giugliano che venivano fatti confluire direttamente in mare. Ed ancora il trattamento di bottini (piccoli camion dotati di una cisterna per il trasporto di liquidi) contenenti percolato (un liquido che trae prevalentemente origine dall'infiltrazione di acqua nella massa dei rifiuti o dalla decomposizione degli stessi. In misura minore è anche prodotto dalla progressiva compattazione dei rifiuti. Il percolato prodotto dalle discariche controllate di rifiuti solidi urbani è un refluo con un tenore più o meno elevato di inquinanti organici e inorganici, derivanti dai processi biologici e fisico-chimici all’interno delle discariche. Per legge, il percolato deve essere captato ed opportunamente trattato nel sito stesso della discarica o trasportato in impianti ad hoc o in impianti per il trattamento di acque di scarico urbane) di discarica non preventivamente trattato, e accettato, ed infine immesso nel ciclo di depurazione, compromettendo ancora una volta l’attività ossidante e depurativa dei fanghi attivi. Conferimenti che venivano effettuati senza alcun controllo da parte del personale tecnico dell’impianto.
Ancora sono stati confermati i medesimi fatti nella deposizione del teste – omissis- che riferisce anche sulla circostanza che i trasportatori che conferivano il materiale degli auto spurghi, non effettuavano alcun tipo di indagine sul contenuto degli autobotti, nonostante la normativa che aveva anche autorizzato l’emissione dei reflui a condizione che questi fossero accompagnati da un certificato di analisi che invece non veniva affatto compilato. Riferisce di aver visto con i suoi occhi la quantità di materiale spiaggiato sul litorale cumano intorno allo scarico, che si presentava estremamente sporco.
Senz’altro, quindi, i comportamenti omissivi e commissivi posti in atto dagli imputati nelle rispettive qualità sono da ritenere deliberatamente volti in modo significativo all’ammaloramento delle strutture e dei macchinari deputati alle varie fasi di depurazione, ricevendo ed immettendo nel ciclo depurativo rifiuti diversi per qualità e quantità eseguendo irrituali analisi sui reflui in ingresso e non attivando le specifiche fasi di depurazione pure esistenti, pregiudicando così il funzionamento regolare dell’impianto ed in generale la sua efficienza depurativa”.
L’avvenuto accertamento di tali fatti, da parte dell’Autorità Giudiziaria, ha portato ad un pronuncia di condanna degli imputati per i capi di imputazione di cui alla lettera c) e d); per tutti gli altri capi di imputazione è stato disposto il non luogo a procedere, esclusivamente per intervenuta prescrizione dei reati contestati. "

PS: Per chi volesse visionare per intero la nota sul Depuratore di Cuma, può trovarla e scaricarla nella nostra sezione dedicata ai DOCUMENTI

Josi Gerardo Della Ragione

1 Commenti:

Alle 10 luglio 2009 alle ore 22:58 , Anonymous Anonimo ha detto...

che schifoooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

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