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Ecco Dove Finiscono i Veleni del Percolato: Parte da Bacoli il Reportage de “Il Mattino”

Freebacoli: Ecco Dove Finiscono i Veleni del Percolato: Parte da Bacoli il Reportage de “Il Mattino”

mercoledì 9 febbraio 2011

Ecco Dove Finiscono i Veleni del Percolato: Parte da Bacoli il Reportage de “Il Mattino”

La Redazione di Freebacoli pubblica il reportage dal titolo “Ecco dove finiscono i veleni del percolato” apparso sulle prime pagine del quotidiano “Il Mattino” in data 09.02.2011. Il pezzo, a firma del noto caporedattore Gigi Di Fiore e che si apre proprio con le perplessità afferenti al cattivo funzionamento del depuratore regionale di Cuma-Licola, mette a confronto le dichiarazioni del procuratore aggiunto Aldo De Chiara, dell’assessore regionale all’Ambiente, Giovanni Romano, del presidente campano di Legambiente Michele Buonomo, il procuratore capo di Santa Maria Corrado Lembo, e del pm Donato Ceglie

- MARE SORVEGLIATO SPECIALE, CONTROLLI HI-TECH SUL PERCOLATO -

Il Mattino 1 I gabbiani sguazzano tra fanghiglia e detriti. Sono color marrone le onde del mare. Poco distante dalla foce del depuratore regionale di Cuma-Licola, il paesaggio è quello di sempre. Fotogrammi di degrado che neanche l’ultima inchiesta della Procura di Napoli hanno modificato. Qui finiva anche il percolato delle discariche campane.

E Josi Gerardo Della Ragione, consigliere comunale di Bacoli, non è tanto sicuro che, di notte, qualche trasportatore privato non continui a scaricare a mare quella melassa puzzolente che cola dai rifiuti indifferenziati.

È già avvenuto e scritto in una sentenza del giudice monocratico napoletano Andrea Faiello. Due anni fa, i due responsabili di una ditta privata che per contratto avrebbe dovuto sversare il percolato in discariche attrezzate, sono stati condannati. Invece di rispettare gli impegni presi, guadagnavano di più buttando tutto nel depuratore di Cuma.

Avverte il procuratore aggiunto Aldo De Chiara: «Naturalmente, gli attuali gestori del sistema rifiuti non sono tenuti ad informarci su come trattano il percolato. Dopo la nostra inchiesta sul passato, solo Dio può dire dove finisce oggi. Certo, il sistema di smaltimento è molto più sfilacciato e affidato a contratti con società private diverse». L’incubo resta il trasporto e lo smaltimento di rifiuti e del loro prodotto più flaccido e nocivo: il percolato. Da qui arrivano i maggiori guadagni, se non si hanno impianti sul territorio regionale. E, se non si sta attenti, si può anche incappare in qualche privato senza scrupoli che si affida al mare.

Ma che strade segue in questo periodo il percolato nostrano? «Proprio dopo l’inchiesta di Napoli, ho sollecitato uno screening dettagliato provincia per provincia - spiega l’assessore regionale all’Ambiente, Giovanni Romano - Il compito di smaltire il percolato spetta alle discariche, gestite da società provinciali o da concessionari privati. Non tutti hanno un impianto di trattamento in proprio». Sono migliaia le tonnellate di quella melassa, accumulata nelle vasche delle discariche. E lo smaltimento impiega mesi, a volte anni.

Il Mattino 2Dalla discarica di Savignano, in Irpinia, il percolato viene spedito a Pescara, Camporeale in provincia di Palermo, Tortora in provincia di Cosenza e anche al depuratore di Nola. La discarica di Campagna in provincia di Salerno, ormai chiusa, si libera del percolato accumulato nei mesi attraverso impianti sul territorio: Buccino, Oliveto Citra, Contursi. Nel Sannio, l’altra discarica chiusa di Piano Borea deve invece spedire tutto fuori regione. Destinazione: Vasto, in Abruzzo, di nuovo Tortora in Calabria e Camporeale in Sicilia. Stessa storia per l’altra discarica sannita, quella di Sant’Angelo Trimonte. Deve smaltire molto percolato e ha bisogno di più impianti: in Campania (Buccino, Conza, Olivetro Citra in provincia di Salerno; Lacedonia e Nusco in provincia di Avellino) e fuori (Melfi e Tortora). Va meglio alla discarica chiusa di Serre in provincia di Salerno. Si affida a Buccino e a Olivetro.

  «Già questa mappa dimostra che parliamo sempre di grossi quantitativi - spiega Michele Buonomo, presidente campano di Legambiente - L’accumulo resta anche dopo la chiusura della discarica e c’è necessità di smaltire questa bomba ecologica. A Savignano, in pochi mesi sono state accumulate 105mila tonnellate di percolato».

Non tutti i depuratori sono efficienti e attrezzati. Dopo l’ inchiesta sui Regi Lagni del pm Donato Ceglie, la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha ottenuto la gestione controllata dei tre proprio ai Regi Lagni. A Nola, il gestore è l’Enea che assicura lo smaltimento efficace del percolato. Dice il procuratore capo di Santa Maria, Corrado Lembo: «Procediamo alle riunioni tecniche per i sorvoli con apparecchiature speciali, necessari allo screening previsto dal protocollo di salvaguardia ambientale firmato il 25 gennaio scorso».

Oggi, si partirà con il controllo del litorale casertano. Strumenti speciali dall’alto segnaleranno gli scarichi anomali nelle acque. Percolato compreso. Ma restano le incognite dei depuratori della provincia napoletana: Cuma, San Giovanni a Teduccio, Caivano. Funzionano male e le immissioni illecite di percolato hanno peggiorato la situazione.

Dove va a finire la puzzolente melassa della discarica di Chiaiano e quella accumulata a Terzigno? In impianti fuori regione, assicurano.

Avverte il pm Donato Ceglie: «Si dovrebbe smaltire a chilometro zero. In regione, con impianti adeguati. Circolano ipotesi di smaltimento in Andalusia o Scandinavia, che dimostrano quanto il sistema rifiuti faccia girare denaro». In Campania, l’affare monnezza sembra non vivere mai crisi.

Redazione Freebacoli
freebacoli@live.it

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1 Commenti:

Alle 14 febbraio 2011 alle ore 23:07 , Anonymous Anonimo ha detto...

Lucia de Cicco

basta sprechi..in regime di trasparenza e legalità,tutto dovrebbe essere akm zero,ma ki vigila sugli impianti esistenti,dopo tt ciò ke esploso in questi giorni sui media,come fidarsi..."tt si riduce in una sola parola...ecomafie e politic!"

 

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