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Il litorale Domitio: balneabilità a rischio per la prossima estate - parte seconda

Freebacoli: Il litorale Domitio: balneabilità a rischio per la prossima estate - parte seconda

sabato 10 aprile 2010

Il litorale Domitio: balneabilità a rischio per la prossima estate - parte seconda

La stessa ARPAC (di Caserta) sintetizza, sul sito istituzionale aggiornato al 19 febbraio 2010, lo stato di dissesto ambientale diffuso, connesso solo agli scarichi urbani, esistente sul territorio della Provincia di Caserta (figura 3). “L’indagine ha individuato 178 punti di scarico su tutto il territorio provinciale, tra cui quelli di tre grandi depuratori regionali lungo i Regi Lagni, depuratori che complessivamente servono 36 comuni della provincia. Tra gli altri punti di scarico, c’è quello del depuratore consortile di Vitulazio, che serve quattro comuni, più altri 174 punti: di questi, 86 sono collegati a 41 depuratori comunali, non tutti funzionanti, mentre altri 92 sono punti terminali di condotte senza alcun impianto di depurazione.” “Secondo i risultati dello studio, circa il 75 per cento degli abitanti è “allacciato” a impianti di depurazione «parzialmente funzionanti», e più del 10 per cento non è collegato ad alcun impianto di depurazione: per questa quota di residenti, in altre parole, gli scarichi fognari finiscono direttamente nei fiumi, negli alvei o in mare, senza alcun trattamento. Dei 178 punti di scarico, solo 54 risultano regolarmente autorizzati dalla Provincia. “Allegata allo studio, una cartina mette in relazione gli scarichi più “critici” con la scadente qualità dei corsi d’acqua e delle acque costiere. “Come tutti sanno, finora le amministrazioni regionali (anche quella uscente) hanno brillato per non avere tutelato e valorizzato le risorse naturali e ambientali e le attività agricole e zootecniche specializzate del nolano e casertano, dando poca importanza al fatto che il territorio compreso nel bacino dei Regi Lagni è uno dei territori strategici per lo sviluppo della Campania. Basta osservare la figura 4 che schematizza le risorse idriche della Piana Campana e il loro uso. Il 24 marzo 2010 lo scadente Bassolino ha annunciato che la Regione aveva stanziato altri 35 milioni di euro per il risanamento dei Regi Lagni e che entro poche settimane sarebbe iniziata la costruzione della griglia alla foce (dei Regi Lagni) che dovrebbe intercettare le carcasse di animali e i rifiuti ingombranti prima che le acque inquinate del canale borbonico sfocino in mare. Bassolino, in pratica, ha confermato che anche se i depuratori citati funzionassero alla perfezione, i canali continuerebbero a sversare sulla spiaggia acque inquinate che, conseguentemente, renderebbero non balneabile la costa.
E’ proprio così!
L’Ing. Orrico non lo sapeva?
Non credo che il responsabile della Protezione Civile Regionale sia così sprovveduto; se lo fosse,
vuol dire che la protezione civile è nelle mani di una persona disattenta e dalle inadeguate capacità professionali. Se invece è al corrente della reale situazione, con quale faccia dichiara che il ripristino dei due depuratori consentirà la balneazione del litorale Domitio? Lo fa per coprire semplicemente un affare di milioni di euro di denaro pubblico spesi senza un piano di risanamento dei bacini imbriferi che possa consentire di innescare l’economia del litorale balneabile veramente? Sarà pronto ad attribuire la probabile non balneabilità delle acque costiere agli altri scarichi: ma si sapeva già che gli interventi finanziati dalla Giunta Bassolino al di fuori di un piano di risanamento organico di tutte le acque che sono immesse lungo il litorale Domitio non avrebbe potuto avere alcun effetto benefico sull’economia turistica del litorale!
I cittadini sono interessati ad eliminare l’inquinamento ma anche a liberarsi di coloro che hanno fatto “da palo” agli inquinatori. Si deve evitare che si avvii la copia dell’operazione “disinquinamento del Sarno” che ha eseguito interventi vari ma non ha disinquinato né disinquinerà il fiume. Disinquinare solo i Regi Lagni non eliminerebbe l’inquinamento costiero perché vi sono altre immissioni di liquami nei circa 27 km compresi tra Mondragone e Licola. Il Fiume Volturno riceve anche gli scarichi di parte della Provincia di Isernia che è
territorio molisano. Si tenga presente che agli impianti giunge solo una parte degli scarichi inquinanti che in maniera consistente e abusiva ma molto evidente sono immessi direttamente nei Regi Lagni. Tutti li possono vedere e quindi coloro che devono evitare l’inquinamento avrebbero dovuto intervenire per bloccare gli scarichi e fare punire i colpevoli.
Qualcuno ha parlato di sprechi riferendosi agli impianti di depurazione non funzionanti adeguatamente. Non credo che si tratti di “cultura dello spreco”. Credo dipenda dalla “cultura animalesca” che anima certe persone, con l’istinto del parassita, indipendentemente dalle aggregazioni partitiche, quando occupano ruoli istituzionali che concedono loro la possibilità di “mettere le mani” sul denaro proveniente dall’incasso delle tasse dei cittadini.
Un irresistibile impulso sembra invadere molti amministratori: fare eseguire le opere più costose indipendentemente dal fatto che poi risolvano in modo duraturo i problemi. In altre regioni italiane i depuratori costruiti funzionano e consentono la balneazione delle spiagge a valle di corsi d’acqua che ricevono scarichi di cittadini, industrie ed attività agricolo-zootecniche molto più consistenti della Campania, come in Emilia-Romagna, Veneto, Liguria, Toscana ecc. e consentono di utilizzare i litorali che garantiscono migliaia di posti di lavoro. In Campania il fine ultimo degli amministratori è stato ed è in prevalenza quello di fare costruire i depuratori solo per gestire la spesa e i connessi benefici dando per scontato che il funzionamento corretto dei depuratori che inquinano il litorale domitio non fosse un fatto necessario, ma un optional per cui anche se dopo gli impianti non avessero funzionato non sarebbe stato un problema ma una logica e prevista conseguenza.
Gli amministratori regionali che ogni anno sancivano disinvoltamente (fino a gennaio 2010) la non balneabilità del litorale domitio non hanno mai considerato i depuratori come impianti necessari e propedeutici alla valorizzazione turistica ed economica della fascia costiera.
Il risanamento dei Regi Lagni deve comportare la raccolta e depurazione efficace, duratura e verificata da strutture tecniche trasparenti e sotto controllo da parte dei cittadini, di tutte le acque di scarico provenienti dagli insediamenti urbani e dalle attività produttive industriali e zootecniche. Tanto per cominciare, occorre una struttura militare (varie forze dell’ordine) che deve fungere anche da polizia “fluviale” vigilando che nessuno scarico inquinante sia immesso nei canali. Non sfugge che tale risultato è di difficile raggiungimento se non si dotano gli organi di controllo militari e civili di adeguati mezzi di monitoraggio territoriale che consentano di cogliere e perseguire in tempo reale anche eventuali sversamenti notturni.
In tutto il mondo funzionano gli impianti di depurazione: basta verificare se gli impianti esistenti possono essere adeguati e resi perfettamente funzionanti oppure se devono essere sostituiti.
Il fine deve essere ben chiaro e duraturo: la balneabilità della spiaggia dal Garigliano ai Campi Flegrei. Tale tipo di intervento deve essere esteso al litorale vesuviano che da anni è drasticamente non balneabile per inquinamento.
A mio avviso occorre un piano strategico pluriannuale per il restauro ambientale dell’area che
comprenda il controllo del territorio e degli scarichi liquidi di tutti i tipi che devono essere depurati in modo da rendere balneabile tutto il litorale, coinvolgendo anche il Molise dal momento che parte della Provincia di Isernia immette gli scarichi nel Volturno.
Si tenga presente che 1 chilometro di spiaggia balneabile e adeguatamente attrezzata può garantire un fatturato annuo variabile da 2 a 4 milioni di euro. Considerando che attualmente circa 30 chilometri di litorale non sono balneabili a causa dell’inquinamento delle acque, entro 5 anni il restauro ambientale e il disinquinamento potrebbero determinare l’incremento del fatturato della fascia costiera di almeno 60 milioni di euro annui. E’ evidente come il corretto uso di una risorsa autoctona di importanza strategica come le spiagge potrebbe garantire centinaia di nuovi posti di lavoro.
Secondo lo scrivente finora si è pensato solo a spendere denaro pubblico senza un disegno di sviluppo socio-economico e ambientale ecocompatibile e duraturo. E’ evidente che finora agli amministratori pubblici, che hanno dimostrato scarsa e ingiustificabile professionalità di governo, non hanno capito che il litorale rappresenta una grande risorsa ambientale ed economica autoctona che deve essere tutelata e valorizzata.
Speriamo che i nuovi amministratori regionali, dimostrando serietà e attaccamento al loro territorio, comprendano, finalmente, che le risorse autoctone devono essere restaurate e diventare fonte di numerosi posti di lavoro nell’ambito di uno sviluppo veramente sostenibile basato sulla tutela e valorizzazione delle risorse ambientali autoctone di cui il territorio già dispone gratuitamente.

Franco Ortolani
Ordinario di Geologia

Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio

Università di Napoli Federico II

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