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I Funerali del Poeta Sovente: Poca Gente, Tanta Umanità – “Grazie Michelì”

Freebacoli: I Funerali del Poeta Sovente: Poca Gente, Tanta Umanità – “Grazie Michelì”

sabato 26 marzo 2011

I Funerali del Poeta Sovente: Poca Gente, Tanta Umanità – “Grazie Michelì”

imagePoca gente, poca riconoscenza.

Michele Sovente, grandissimo poeta del campi flegrei più e più volte premiato in rassegne nazionali, saluta la propria terra accompagnato dagli amici, dai conoscenti più affini.

Un funerale intimo e particolarmente sentito.

Donne in lacrime ed anziani vicini di casa pronti ad accompagnare la bara sino alla chiesa della Madonna del Buon Consiglio in Cappella, in cui un centinaio di persone hanno ricordato l’umanità e la forte appartenenza al territorio del noto poeta “cappellese”.

Da via Petrara la schiera di persone presenti, in gran parte affollatesi presso la necropoli di via Mercato di Sabato, hanno accompagnato il feretro sino alla chiesa centrale. In un cammino flemmatico ma silenzioso, dignitoso. Ricco di profonda stima e rispetto.

Attraversando quella strada che, di anno in anno, tende sempre di più a dividere la popolosa frazione di Cappella.

Una vera e propria striscia di gaza per metà montese e metà bacolese.

Per il comune di Monte di Procida presenti il sindaco e numerosi rappresentanti dell’esecutivo, della maggioranza e dell’opposizione consiliare. In chiesa anche il gonfalone dell’amministrazione. In strada manifesti di cordoglio e di profondo dolore.

Assente invece il primo cittadino di Bacoli. Assente il gonfalone della città. Mancanza di manifesti di riconoscenza.

In sua assenza il consigliere delegato alla Cultura. Evidente e chiacchierata anche l’assenza di manifesti pubblici di cordoglio, doverosi per una personalità che ha rappresentato la terra flegrea, e di riflesso la città di Bacoli, in ambito nazionale ed internazionale.

Onori e glorie non riconosciutegli da un popolo, quello assente all’ultimo saluto, ancora una volta irriconoscente

La salma è stata poi trasportata al cimitero, tra gli applausi commossi dei presenti.

Forse Michelì, come amavano chiamarlo i suoi compaesani, se avesse potuto scegliere le modalità del proprio funerale l’avrebbe indicato così: gente comune, parenti, amici e reali stimatori.

Redazione Freebacoli
freebacoli@live.it

Addio a Sovente, Poeta di una Terra Inquieta

Immagine Se n'è andato in una di quelle giornate fatte d'oro e azzurro che tanto riscaldano il cuore dei veri poeti. Michele Sovente si è spento così, in un assolato pomeriggio di marzo, nella casa di Cappella, Monte di Procida, il ventre dei suoi Campi flegrei sospesi tra natura e storia, amati sopra ogni altra cosa, il mare di fronte e ogni colore a rimbalzarci dentro: lunedì avrebbe compiuto 63 anni, Sovente, che diceva, divertendosi a nascondere se stesso nelle pieghe dei suoi versi nitidi, taglienti come cocci aguzzi di vetro, di essere impastato di «acqua sangue rovine». Nato a Cappella, nei Campi Flegrei, nel 1948, docente all'Accademia di Belle arti di Napoli - dove ha insegnato Antropologia culturale finché le forze lo hanno retto prima della resa al male - Michele Sovente ha esordito nel 1978 con «L'uomo al naturale» (Vallecchi) cui sono seguite le raccolte «Contropar(ab)ola» (Vallecchi, 1981), «Per specula aenigmatis» (Garzanti, 1990), «Cumae» (Marsilio, 1998), «Carbones» (Garzanti, 2002), «Bradisismo» (Garzanti, 2008), «Superstiti» (San Marco dei Giustiniani, 2010). Numerosi i premi ottenuti: dal Viareggio al Morante fino al riconoscimento speciale del Premio Napoli nell'ottobre scorso. Nella lingua e nel paesaggio sapeva ritrovare la pasta filiforme della vita, dell'esistenza che scorre tra urti, attriti, fibrillazioni, un andirivieni nello spazio della memoria che non è mai sterile girovagare. Tellurici come la terra che li ha generati, i versi delle ultime raccolte - in particolare Cumae, Carbones, Bradisismo - hanno ritmo inquieto, sono laceranti, riproduzioni di scosse che dal basso esplodono nel cuore del lettore, in un gioco di rimandi, di pulsazioni appunto, di improvvisi scarti, di accelerazioni; non solo intuitività linguistica, quella di Sovente, ma anche sapienza, che è il risultato di una raffinata qualità del sentire - in ciò vicino alle impazienze di Zanzotto, pur senza toccare, volutamente, i picchi sperimentali del maestro veneto. Di suo - e con una potenza espressiva che mai deborda in ridondanze, e quindi addomesticata con cura, con certosina pazienza, attraverso un processo di scarnificazione letteraria, un togliere anziché un aggiungere - Sovente ha voluto metterci lo spartito delle tre lingue: latino, italiano, napoletano. Il suo marchio, il senso di una originalità connessa alla storia e alla terra, che qui, piantate nei versi, riprendono anima e corpo. L'eleganza del latino, la cantabilità dell'italiano, la plasticità del napoletano; non c'è altro posto all'infuori dei Campi flegrei e non c'è altro poeta oltre Sovente in grado di impastare la stessa materia, gli stessi colori, la stessa natura, la stessa tradizione con eguale musicalità. Tre partiture, tre momenti apparentemente slegati eppure tenuti assieme dalla stessa capacità di replicare emozioni, adattate all'umore e all'eleganza della lingua scelta. Phantasmata saepe lucem abradunt. Spesso spazzano via la luce, i fantasmi. Che ingrassano le lingue. Pecché comm' 'i vampire zùcano 'u sanghe a tutte cose 'i lléngue. Le sensazioni sulfuree diventano così battiti di un unico grembo materno, la tana entro cui rifugiarsi; al di là di esso, superata quella soglia, ecco proporsi lo sfinimento e le contraddizioni accecanti della iper-modernità - il caos delle metropoli, l'eden plastificato della tv, il disintegrarsi delle famiglie, la paura del terrore e delle guerre, la decadenza di Napoli, città che inghiotte e divora. Ma Sovente non è, non può essere definito un nostalgico, o liquidato come tale; la sua parola poetica è una rasoiata, un impulso, una visione: Il piacere di guardare / cresce con gli anni e la solitudine, / aiuta a spostare / il corpo e la mente / dai luoghi dell'abitudine. E poi Sovente sapeva anche giocarci, nobilmente, con le lingue. Le costruiva e le smontava, le rincorreva, ci pazziava, come solo un'anima pura, dolente e ironica come la sua sapeva fare; incrociando la malinconia del suo incedere ai blu possenti che afferrava nei giorni e nelle notti, d'inverno e d'estate, quasi fosse un personaggio di Chagall o un pittore impressionista. Brancolava tra le rovine come un rabdomante, Sovente, cercando l'estremo guizzo, la fonte di un'antica luce; figlio della terra instabile, che mai si ferma, ha saputo testimoniare il primordiale e il marginale nell'ora tarda che amplifica sogni e visioni: ogni frammento, ogni fenditura, ogni ferita diventa verso che ci resta attaccato dentro, e non ci abbandonerà.

- L’ultima poesia per Il Mattino -

- La primavera del gatto Ezechiele -

Tra cinguettanti rami e ariosi balconi la primavera è venuta rinnovando i colori degli abiti. Il gatto Ezechiele fa giravolte, saltella, gioca con i riflessi. C’è chi giura che in primavera gli spuntano settantasette code e dal pelo sbuca una luce magnetica. Ai mercatini rionali le donne si assiepano felici d’incontrare pane, pesce fresco, primizie di stagione, formaggi. Qualche ragazza carezza un braccialetto di corallo, un amuleto fosforescente, una mezzaluna di rame. Intorno esplodono risate. L’aria si tinge di turchese, il porto accoglie battelli, motoscafi. Il mare Mediterraneo brulica di apparizioni. Spesso una cupa notizia irrompe nella smaniosa mente. Guizza dietro le case popolari un’allodola. Intanto il gatto Ezechiele d’istinto sfrecciando scoperchia un bidone da cui esala un putrescente odore di merluzzo. Il bollettino meteorologico annuncia grosse nuvole e piogge. La primavera, si sa, è speranza e fermento.

Il Mattino

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5 Commenti:

Alle 27 marzo 2011 alle ore 01:33 , Anonymous Anonimo ha detto...

Francesco Escalona
Non lo sapevo... Sono senza parole. E' scomparso un Grande poeta, flegreo...

 
Alle 27 marzo 2011 alle ore 01:36 , Anonymous Anonimo ha detto...

Elio Guardascione
Vergogna, vergogna, vergogna!!!! Senza Fine. Adesso, però, attiviamoci subito perchè i comuni di Bacoli e Monte di Procida intitolino via Cappella (fatto ridicolo quello di una strada che porta lo stesso nome della località che attraversa. ...Unico caso al mondo) al grande Michele. ...e non accampassero scuse, i due Consigli Comunali possono, anzi devono, approvare, semplicemente, una delibera in merito senza aspettare i 5 anni di prassi (ma non di legge) trascorsi dalla morte della persona a cui intitolare la strada. GRANDE MICHELE mancherai a tanti

 
Alle 27 marzo 2011 alle ore 01:38 , Anonymous Anonimo ha detto...

Marianna Illiano
In un mondo pieno di parole dette per essere dimenticate, quando la poesia muore non fa rumore.

 
Alle 27 marzo 2011 alle ore 10:49 , Anonymous Anonimo ha detto...

Il grande Michele Sovente era cittadino del comune di Monte di Procida: che ci fosse quindi una rappresentanza istituzionale di quel comune (sindaco, amministratori, ecc.) era doveroso, GUAI se così non fosse stato!!!!!!
Detto questo , ma non per voler giustificare per forza , possiamo dire che il "minore impegno" del comune di Bacoli puo' essere considerato un peccato veniale.
Per favore non utilizziamo queste tristi occasioni per fare polemiche politiche. Approfittiamone solo per commemorare un grande personaggio.

 
Alle 27 marzo 2011 alle ore 13:16 , Anonymous Anonimo ha detto...

Ciao Michelì

PS: All'anonimo che difende Bacoli si prega di restare in silenzio. La figuraccia è stata fatta. Adesso almeno abbiate la decenza di ricordarlo con silenzio.

Peppe

 

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