Roghi e Diossina in un Cantiere a Cuma, Bruciano Pneumatici: Guardia Forestale alla Spiaggia Romana - VIDEO

Un rogo che brucia nonostante la pioggia mattutina e l’immagine di un abbandono che minaccia la salubrità dell’ambiente: vigili del fuoco e guardia forestale in azione in via Spiagge Romane per reprimere fenomeni di roghi di rifiuti speciali.

E’ stata una scoperta inconsueta quella fatta nel pomeriggio di venerdì da un gruppo di cittadini che, passeggiando lungo l’arenile di Cuma, hanno notato la presenza di uno spesso fumo nero proveniente da un’area di cantiere posta proprio in spiaggia.

Lo spazio di vaste dimensioni, probabilmente utilizzato per allestire nuove cabine da utilizzare nel corso della prossima stagione estiva, si presentava proprio al confine tra il lido “Papete” ed il ben noto “Kanathè” (ex lido PS) ed era occupato da notevoli quantità di materiale di risulta, in parte oramai incenerito a causa di un rogo appiccato in giornata.

Sul Posto la Guardia Forestale, Contattati Carabinieri, PM e Vigili del Fuoco

Proprio da lì era evidente ciò che restava di un rogo di rifiuti di vario genere, tra cui ferri e pneumatici, da cui si propagava un fumo carico di diossina e particolarmente acre, che rendeva necessario l’intervento dei pompieri e delle forze dell’ordine preposte al controllo del territorio.

Ad essere stati contattati, oltre i vigili del fuoco, anche i carabinieri della stazione di via Lungolago, i vigili urbani e la guardia forestale di Pozzuoli che con il comandante Fasano si recava repentinamente sul posto constatando di persona quanto denunciatogli da cittadini.

Un fenomeno particolarmente dannoso per l’ambiente, e di riflesso sia per i residenti che per gli stessi lavoratori impiegati nelle attività del cantiere, che desta particolare attenzione anche per il luogo in cui si è verificato.

Cantieri in Discussione, Si Cerca il Responsabile dell’Area

Resta ora da comprendere se sono state precedentemente rilasciate le opportune autorizzazioni per i lavori e, qualora effettivamente esistesse una pratica protocollata al municipio, l’esecutore degli stessi. Difatti dovrà essere lui, a compimento della procedura d’indagine attivata già nella stessa serata, a dover rispondere su quanto accaduto e sui reati conseguenti alla accensione prima ed alla propagazione poi del rogo.

Bacoli, Nuova “Terra dei Fuochi”

Ed è così che quindi anche il litorale bacolese, nel recente passato interessato dal perpetuarsi di azioni illegali effettuate da clan camorristici quali quello dei Nuvoletta, si trasforma d’improvviso in una succursale della “Terra dei Fuochi”, proprio la stessa che trova il suo epicentro lungo le campagne di Giugliano. Una realtà che s’incastona in un panorama devastato da abusivismo edilizio e degrado d’ogni genere.

Il mare, per diverse centinaia di metri di color marrone, continua ad essere inquinato per via del cattivo funzionamento del depuratore di Cuma. La spiaggia, in parte pubblica ed in parte data in concessione, è coperta da plastica, rifiuti ingombranti, pneumatici, materiale di risulta, materassi e carcasse di animali: montagne di spazzatura si susseguono a poche decine di metri le una dalle altre.

Dopo il rogo, torna quindi l’attenzione politica e mediatica su una delle zone più oscure e degradate dell’intero territorio comunale. Da anni inchieste giornalistiche, foto amatoriali e indagini degli organi competenti, hanno più volte paventato la presenza in Cuma di discariche di rifiuti speciali e d’incerta natura.

E la Camorra portò i Rifiuti Tossici a Bacoli

A parlarne fu anche l’ex consigliere comunale Giacomo Perreca il quale, attraverso la delibera 18 dell’aprile 2008, portò alla ribalta quanto appreso dai quotidiani nazionali che in modo inequivocabile affiancavano l’immagine della pineta di Cuma con i ben noti reati ambientali diffusesi in tutta la provincia di Napoli.

“L'altra zona sospetta si trova tra il Monte di Cuma e Licola. Una pineta che si estende sulla costa, terra ricca di storia adesso famosa per essere territorio del clan Nuvoletta. Lorenzo in particolare, capoclan di Marano, aveva una passione per i cavalli: in questa zona aveva fatto costruire un ippodromo abusivo, poi sequestrato, dove faceva correre i suoi purosangue. Una vera e propria azienda di allevamento di cavalli da corsa con una struttura aperta al pubblico, al commercio, alle gare. E proprio accanto una discarica abusiva per rifiuti pericolosi, una serie di vasche in cui interrare antiparassitari agricoli, diserbanti con diossine, vernici, rifiuti tossici, industriali o radioattivi”, documentò nel 2008 la giornalista Adriana Pollice attraverso le pagine de “Il Manifesto”.

L’Appello di Saviano e la Cava Lubrano Non Bonificata

Ma a parlare della presenza di sostanze tossiche e delle eco-mafie in città è stato anche Roberto Saviano.

“A Bacoli è stata riscontrata la presenza di 190mila tonnellate di rifiuti ospedalieri, in parte radioattivi, due milioni di tonnellate di materiale di risulta da ristrutturazione. Tutto questo genera soprattutto un dramma, vero: il Cancro. Sono dati impressionanti. L’Istituto Superiore di Sanità e l’Organizzazione Mondiale della Sanità parlano di una crescita esponenziale di malati di cancro”, asseriva lo stesso ai microfoni della Rai.

E, proprio dinanzi ad affermazioni e delibere così incisive, stona ancor di più la parziale inattività del comune di Bacoli che, dopo anni dalla scoperta, non ha ancora provveduto alla bonifica di cava Lubrano, sito anch’esso inquinato dalla presenza di scarichi di rifiuti provenienti dal triveneto.

Per l’area, sita in Baia, ad un’ordinanza primaverile non è seguita ad oggi alcuna attività di ripristino dello stato dei luoghi.

Redazione Freebacoli
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