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La SUPERPROCURA indaga sul Depuratore di Cuma

Freebacoli: La SUPERPROCURA indaga sul Depuratore di Cuma

mercoledì 15 luglio 2009

La SUPERPROCURA indaga sul Depuratore di Cuma


I magistrati vogliono chiarire i termini dell’appalto regionale
RASSEGNA STAMPA. Si ritiene utile segnalarvi quest'articolo scritto dal giornalista Leonardo Del Gaudio Tonia Limatola, e pubblicato stamane sul quotidinano Il Mattino. Dallo stesso si evince che la Superprocura di Napoli sta iniziando ad interessarsi del Depuratore di Cuma.

La Procura indaga sul funzionamento del termovalorizzatore di Cuma. Anzi: a muoversi è la cosiddetta «superprocura», vale a dire l’ufficio regionale nato un anno fa per volontà del governo Berlusconi, sull’onda dell’emergenza rifiuti in Campania. Un’inchiesta che punta dritto ai rapporti tra la Regione e la società Hydrogest, che da qualche anno gestisce l’impianto di Cuma. Non ci sono ipotesi di reato formalizzate, né nomi di indagati, in una vicenda ancora allo stato iniziale. Fatto sta che qualche giorno fa, un’attività di indagine è stata delegata ai carabinieri del comando provinciale di Napoli, come è emerso nel corso delle audizioni tenute ieri mattina in prefettura, che ha ospitato la mission della commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo rifiuti presieduta da Gaetano Pecorella. Facile anticipare le prossime mosse degli inquirenti, con probabili acquisizioni di atti relativi ai rapporti tra la società Hydrogest e Palazzo Santa Lucia. Accanto al procuratore Lepore, indagano il capo del pool ecologia Aldo De Chiara e il pm Antonio D’Alessio. Ma c’è anche qualcosa in più di una probabile acquisizione documentale. Agli atti al momento, figura anche la deposizione di un testimone, su cui sono in corso gli inevitabili approfonimenti, a partire dalla gara d’appalto al sistema di finanziamento, agli eventuali adeguamenti della struttura a nord di Napoli. Vicenda allo stato embrionale, in cui sarebbe comunque azzardato anticipare profili di responsabilità per i soggetti interessati. Un appello alla Procura è stato lanciato proprio ieri dai balneatori. Il settore è messo in ginocchio dalle voci incontrollate, tutte smentite, sulla diffusione di infezioni tra chi frequenta quei lidi. «Notizie che circolano sul web alimentate anche dalla scarsa chiarezza delle autorità», dicono gli imprenditori. L’effetto è drammatico su tutto il comparto: sono vuoti anche bar, pub, ristoranti, negozi, supermercati. Dal Consorzio turistico mediterraneo è partito un esposto- denuncia in Procura. «Chiediamo alla magistratura di indagare su due ipotesi di reato - dice il presidente del Ctm Gennaro Di Bonito - Quella di disastro ambientale e quello di procurato allarme a causa di tutte queste voci sui pericoli di salute per chi viene a prendere il sole nei nostri lidi». «La psicosi sta mandando sulla bancarotta gli operatori turistici – dice Salvatore Trinchillo, responsabile provinciale del Sib, il sindacato dei balneatori - Gli imprenditori del settore sono stati costretti a non chiamare mille giovani, già selezionati per lavorare tutta l’estate. E rischiano il posto di lavoro anche gli altri lavoratori stagionali». Se la prende con la Regione Costa dei sogni, il cartello ambientalista di associazioni presieduto da Annamaria Lubrano, nato per riportare la bandierina blu sul litorale. «Si poteva prevenire - dice il legale Gaetano Montefusco - L’assessore Ganapini dovrebbe spiegare come mai ha ritenuto di bocciare un progetto per le condotte sottomarine, per il quale sono stati già spesi trecentomila euro per la progettazione».

A&J

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