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Spendono 400 Mila Euro e Chiudono il Bando, ma il Castelletto di Baia è Inutilizzabile: “Manca il Collaudo”

Freebacoli: Spendono 400 Mila Euro e Chiudono il Bando, ma il Castelletto di Baia è Inutilizzabile: “Manca il Collaudo”

lunedì 11 luglio 2011

Spendono 400 Mila Euro e Chiudono il Bando, ma il Castelletto di Baia è Inutilizzabile: “Manca il Collaudo”

imageTanti soldi, troppo tempo per i lavori, una gara d’appalto dai retroscena giudiziari ed un presente costernato da erbacce, incuria ed imbarazzanti assurdità: dimenticato il Castelletto di Baia.

Sono passati oramai cinque mesi da quando, con apposita determina ed a conclusione di un chiacchierato bando ed un lungo iter giudiziario, il Comune di Bacoli aveva potuto affidare la gestione del Castelletto alla Cooperativa CRASC società “vicina” al fratello del vicesindaco Michele Massa (Clicca Qui).

Una storia travagliata terminata per ben due volte in tribunale poiché il primo degli sconfitti de bando, tale Salvatore Di Meo, aveva deciso d’impugnare la procedura d’assegnazione prima al Tar, uscendone vincitore, e poi al Consiglio di Stato, dove prevalsero le ragioni del Comune di Bacoli ( che in pratica prese le difese della CRASC)

Fatto sta che, dopo la prima assegnazione avvenuta nel luglio del 2010, si era giunti a febbraio del 2011 per decretare l’effettiva regolarità della procedura di gara; ben sette mesi per attendere le decisioni della “Legge”.

“Questi ricorsi ci fanno perdere soltanto tempo e denaro – ululava l’amministrazione – tanto alla fine abbiamo sempre ragione. Noi siamo stati legittimamente votati per dirigere questa città. Noi siamo il governo del fare”.

Benissimo. Per tal motivo, a ben cinque mesi dal termine della disputa tra Tar e Consiglio di Stato, sarebbe quantomeno lecito attendersi di ritrovare un Castelletto in condizioni esaltanti. Con sale messe in sesto, esterni ripuliti, gente pullulante in ogni dove ed un’attività gestionale ben avviata, con lauti incassi e, parafrasando l’attivo consigliere provinciale del nostro territorio, “quant’altro”.

Lì secondo quanto previsto dal programma proposto dalla CRASC, sarebbe dovuto sorgere una sorta di laboratorio teatrale, forse utile anche per le numerose realtà artistiche presenti sul nostro territorio e da tempo migranti da uno scantinato all’altro per sopravvivere alla strafottenza amministrativa.

Lo stesso esecutivo, d’altronde, così sentenziava attraverso un comunicato stampa dello scorso 1 febbraio: “La sentenza numero 528/2011, depositata in segreteria il 25 gennaio, ribalta la decisione del Tar: i magistrati riconoscono la legittimità del concorso e accettano l’appello del Comune di Bacoli, nella persona del sindaco Ermanno Schiano. La quinta sezione del Consiglio di Stato ha sancito, inoltre, il pagamento in favore del Comune di Bacoli delle spese del doppio grado di giudizio pari a tremila euro. “Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, definitivamente pronunciando sul ricorso, lo accoglie”, si legge nella sentenza. Il Comune può ora aggiudicare l’incarico alla ditta vincitrice Crasc Soc Coop per la gestione del Castelletto, restaurato con fondi Por di 366mila euro, e farne una location culturale e turistica”. (Clicca Qui)

Ma la realtà, lì dove regna incontrastato l’assurdo ed il ridicolo, è ben altra: il Castelletto è ancora del tutto chiuso. A sorvegliarlo vi sono le erbacce, la polvere, la ruggine e l’imperante degrado, custode indiscusso di gran parte della città.

imageMotivo? “Manca il collaudo della struttura”, asseriscono dalla Casa Comunale.

Scandaloso. Un immobile ristrutturato attraverso un imponente finanziamento, elargito al Comune di Bacoli indirettamente dalla Comunità Europea, attraverso il Por Campania 2000/2006, pari a circa 400mila euro (100mila per l’area esterna e 266mila per gli interni), che al luglio del 2011 è ancora privo del “collaudo”.

“Ci stiamo lavorando ed a breve dovremmo riceve il parere favorevole del Genio Civile. Per i tempi del rilascio definitivo del collaudo, mo vediamo un po’”, ribattono dall’Ufficio Tecnico.

Prima di continuare, definendo altri tipi di danni finanziari, è opportuno stilare una rapida “leggenda” del reale significato da assimilare ad ogni significante prima evidenziato: con il sintagma “a breve” si definisce un lasso temporale indefinito ed indefinibile; mentre con i termini “mo vediamo” si fa riferimento ad un intercalare tecnico che, più o meno, identifica una frazione temporale non concepibile dal semplice razionale umano.

A lasciar a bocca aperta, ritornando alle sciagure finanziarie dell’ente comunale, vi è un altro dato: con il mancato inizio della gestione va a farsi benedire anche l’incasso mensile garantito dalla CRASC che, secondo quanto assicurato dalla stessa maggioranza, doveva essere sostanzialmente generoso.

Senza poi calcolare l’indotto che, proprio nel periodo estivo, poteva garantire agli esercizi commerciali limitrofi la presenza di un’attività culturale ben avviata e frequentata. Oramai è andato tutto perso, buttando via un altro modo per trarre guadagno dall’immenso patrimonio cittadino. Un modo per avvantaggiare sia la collettività che le casse dell’ente pubblico, sempre alla ricerca di nuove tasse e multe per salvare il “Bilancio”. 

Ma a Bacoli, si sa, l’imprevisto è la regola e le lungaggini si dilatano di mese in mese. L’incertezza e la mancanza di collaudi sono gli unici dogmi propri chi sta facendo di tutto per non “fare” nulla.

Redazione Freebacoli
freebacoli@live.it

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4 Commenti:

Alle 11 luglio 2011 alle ore 18:05 , Anonymous Anonimo ha detto...

Marò ngià facc kiu ku sta band i sciem...cacciatl....jatevennnnn!!!! ma po tu michè, ma stai semp mmiez!! e bast!

 
Alle 11 luglio 2011 alle ore 19:04 , Anonymous Anonimo ha detto...

il collaudo...fatelo fare all'ing. balsamo...ah ah ah...ma quale bando...site na'bbanda e'musica !

 
Alle 11 luglio 2011 alle ore 23:24 , Anonymous Anonimo ha detto...

Claudio Caputo
noi abbiamo il castelletto il castello ecc' e nn si sfrutta al massimo altri nn hanno nemmeno una baracca ae i turisti vengono,manca proprio una politica del turismo....

 
Alle 13 luglio 2011 alle ore 19:56 , Anonymous IL GIUSTIZIERE ha detto...

A mio modesto avviso, il motivo autentico, dietro a tali ritardi, non sia quello ufficialmente dichiarato dagli uffici comunali ma sia, per converso, da ricondurre, probabilmente, a squisite ragioni di prudenza.
Le delibere di conferimento dell'incarico legale assegnato all'avv. Barone (delibera di Giunta n. 122 del 11.08.2010 e delibera di Giunta n. 175 del 25.10.2010), con cui il Comune ha deciso di costituirsi in giudizio per difendere, dall'impugnazione precedentemente proposta, gli atti ammninistrativi (che vedevano aggiudicataria della concessione del bene in questione una coperativa sociale) potrebbero configurare, ad opera di uno dei componenti della Giunta comunale - attesa la sua partecipazione alla discussione ed alla votazione ed in considerazione, altresì, della presunta e vociferata presenza di un parente di detto amministratore nella cooperativa sociale assegnataria della concessione -, la violazione del precetto normativo cristallizato nell'art. 78, comma 2, del d.lgs. 18 agosto 2000, n. 267 (testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali) secondo cui "gli amministratori di cui all'art. 77, comma 2, devono astenersi dal prendere parte alla discussione ed alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini sino al quarto grado. (...)".
Occore, infine, precisare che tale generale inosservanza del divieto in questione, non direttamente sanzionato dall'articolo in parola, potrebbe, tuttavia, configurare, a carico del trasgressore, l'ipotesi di reato prevista e punita dall'art. 323 c.p. (delitto di abuso d'ufficio).

 

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