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Manca un Piano di Gestione per i Siti Archeologici. Possibile un Altro “Colpo di Mano”: Ferdinando Ambrosino alla Guida di Villa Cerillo

Freebacoli: Manca un Piano di Gestione per i Siti Archeologici. Possibile un Altro “Colpo di Mano”: Ferdinando Ambrosino alla Guida di Villa Cerillo

venerdì 31 dicembre 2010

Manca un Piano di Gestione per i Siti Archeologici. Possibile un Altro “Colpo di Mano”: Ferdinando Ambrosino alla Guida di Villa Cerillo

image  In relazione all’articolo a firma dell’Arch. Francesco Escalona e del commento del Dr. Diego Giuliani, presidente del Parco Campi Flegrei, (Clicca Qui) constato con piacere che sta nascendo un dibattito, da allargare a quanti più cittadini flegrei sia possibile, perché questo è uno degli scopi dei nostri articoli.

Bacoli, in particolare, ha due enormi risorse che devono servire da volano per lo sviluppo: I Beni Archeologici e quelli del Centro Ittico Campano.

Come già precedentemente evidenziato, questi sono e devono essere patrimonio di tutti, non soltanto di una parte che cerca di arrogarsi il diritto di gestirli a suo miglior piacimento.

Questi beni vanno valorizzati e mantenuti senza sperpero di risorse. Risorse che peraltro vanno diminuendo di giorno in giorno.

È inoltre da considerare che questi sono gli ultimi anni in cui sarà possibile beneficiare di fondi europei, su scala così ampia come nel recente passato, perché questi termineranno con il 2013.

Ritengo pertanto che questi debbano essere soltanto i primi di una serie di confronti, anche con dibattiti pubblici, per cercare di raggiungere l’unico risultato che realmente conta, quello della promozione del nostro territorio e della necessaria ricaduta occupazionale che deve avere.

Essendo io però chiamato in causa in prima persona dagli scritti di Escalona e di Giuliani, in quanto intervistato dal TG1, volevo puntualizzare che:

- La Parola “Parco” dei Campi Flegrei non viene mai da me pronunciata. Può essere facile immaginare come chi non sia perfettamente addentro alle cose dei Campi Flegrei, possa usare dei termini non perfettamente appropriati, identificando i “Campi Flegrei” tout court con il “Parco dei Campi Flegrei”.

- Scopo principale del servizio era quello di stimolare chi di competenza ad intervenire prima che il disastro in atto diventi completamente irreparabile.

image- Da questo punto di vista mi auguro che chi è responsabile del mancato tempestivo intervento, dopo un servizio andato in onda su un TG nazionale, senta la necessità di fare qualcosa, non ritengo per sensibilità o per professionalità, che avrebbero dovuto manifestarsi in precedenza, ma almeno per non addossarsi inutili responsabilità.

- Se così non fosse riprenderemo la nostra azione di pungolo, ma ci auguriamo che non ce ne sia la necessità.

- Mi si consenta di fare presente che non mi risulta che uno solo dei nostri articoli, una sola delle azioni o degli interventi miei, del Consigliere Comunale Josi Della Ragione, e di altre persone con cui collaboriamo in Comitati ed Associazioni, sia stato fatto per pura polemica. Consideriamo infatti la polemica sterile e controproducente, se fine a se stessa. Invece, tutte le volte che ne abbiamo la pur minima possibilità, proponiamo, ciascuno per il ruolo che gioca, soluzioni concrete ai problemi.

- È vero che, almeno per quanto a mia conoscenza, la parte alta del Complesso della Villa dell’Imperatore Claudio non è stata oggetto di interventi del PIT, ma invece lo è stata la parte sommersa, con una spesa di ben 5 milioni di euro. Il crollo dello scorso mese se non si interviene tempestivamente e se i crolli, come appare estremamente probabile, continueranno, rischia di compromettere non soltanto le parti emerse ma anche la sottostante parte del Ninfeo e della Via Eraclea. Cito testualmente quanto scritto dagli Archeologi Paolo Caputo e Nicola Severino: “ una realtà paesaggistica e archeologica, pur frammentaria, connessa al Ninfeo di Claudio, sommerso a -7.00 m ai piedi della Punta (Epitaffio, n.d.r.), la cui fruizione subacquea non sarebbe da oggi possibile se non sanando i dissesti a terra”.

 Tornando alla gestione dei Beni Restaurati con il PIT mi viene da fare, specialmente come persona che per una vita intera ha lavorato nel privato, questo esempio:

- Mi viene chiesto di realizzare una fabbrica, investendo un’ ingente quantità di denaro. Io preparo un progetto perfetto, ma senza tener presente due punti:

a) Che ci sarà bisogno di pezzi di ricambio e di manutenzione

b) Che ci sarà bisogno di risorse umane, che dovranno necessariamente essere impiegate appena la fabbrica sarà pronta.

- Completo la mia fabbrica perfetta, che però non riesco ad avviare e che molto presto va in malora, perché non ho né gli operai né i pezzi di ricambio, e così molto, davvero molto, denaro viene sperperato.

Ora mi domando e vi domando: se io Alessandro Parisi avessi fatto qualcosa di simile, o anche di molto meno grave, quanto tempo sarei rimasto al mio posto di lavoro?

imageQuesto con l’aggravante che nel PIT erano disponibili risorse anche per la Formazione, oltre 8 milioni di euro; per Servizi, quali promozione, ricerca, sensibilizzazione e così via, per oltre 8,5 milioni di euro (di cui ben 3 soltanto per “Addetto allo Sviluppo e alla Gestione del Turismo Culturale) e oltre 10milioni di euro in “Regime d’Aiuto” per potenziamento del sistema ricettivo e di quello produttivo (artigianato, restauro e servizi turistici).

Sono stati spesi tutti questi soldi? Presumo di si e mi domando quali risultati abbiano prodotto. A chi ha seguito più da vicino il PIT il compito di smentite e/o precisare.

In una discussione che avemmo circa un anno fa con la Sovrintendente Nava e con la Senatrice De Feo, a seguito di una conferenza, la Senatrice ci diceva che i vincoli per il Museo dei Campi Flegrei del Castello di Baia prevedevano l’impiego di 3 custodi per sala (considerando ovviamente la turnazione). Poiché nel Museo ci sono circa 60 sale, più la sorveglianza generale, ciò porterebbe ad un impiego sotto le duecento unità con costi di circa 7 – 8 milioni di euro/anno di solo personale, cosa che ovviamente appare una follia.

Un progetto che debba sopportare questi costi è infatti sicuramente destinato al fallimento, anche in considerazione che, fortunatamente, abbiamo un’abbondanza di beni Culturali da salvaguardare e promuovere.

Come poi è stato dimostrato con l’accordo con i restauratori, se non erro 17, che si sono aggiunti ai 19 guardiani, è stato possibile riaprire , dopo circa due anni di chiusura, la maggior parte delle sale. Ciò vuol dire che anche con circa 35-40 persone il Castello può essere aperto al pubblico. Questa della collaborazione con i restauratori mi sembra un’ottima, ragionevole soluzione ed una delle poche cose buone realmente portate a termine (o quasi perché resta sempre chiusa la parte della cosiddetta Villa Di Nerone).

Altro punto che, a chi non ha lavorato nel settore, (e ci auguriamo che qualche esperto possa farci comprendere la ragione) appare del tutto oscuro è il perché, vivendo ormai negli anni 2000, non si faccia ricorso più esteso alle tecnologie.

Per la sorveglianza esistono telecamere con registratori, barriere a raggi infrarossi e laser, vetri antisfondamento e così via. L’uso di queste tecnologie non può forse contribuire al contenimento dei costi di gestione? Tanto più che si poteva far ricorso a fondi europei. Bisogna infatti tener presente che pensare di impiegare più personale di quanto sia necessario è pura operazione demagogico-clientelare, perché alla fine, se i conti non tornano, soprattutto in un momento di crisi come questo, il progetto miseramente fallisce e addio posti di lavoro; quello che resta è lo sperpero di risorse pubbliche, e quindi risorse di noi tutti, non soldi di nessuno, come spesso si cerca di far passare.

imageIl ruolo non unico, ma principale, del pubblico dovrebbe essere quello di creare le condizioni per lo sviluppo: servizi efficienti, strade senza buche, razionalizzazione della mobilità con maggiore incentivazione delle vie del mare, pulizia stradale e delle spiagge, e così via.

Faccio alcuni esempi concreti.

Sarebbe possibile iniziare da subito a destagionalizzare, soprattutto incentivando i Bed & Breakfast, cercando così di sostituire con un turismo italiano ed internazionale quello tradizionale mordi e fuggi, che spesso porta soltanto un carico inquinante o che dà luogo al fenomeno dei fitti estivi, che vede Bacoli invasa da persone molto spesso poco raccomandabili. Sono necessarie però due condizioni: una quella di avere efficienza nei sopraelencati servizi, l’altra di avere il maggior numero di siti archeologici fruibili.

Se io, ad esempio, che abito al Poggio di Bacoli, volessi trasformare la mia casa, che si trova in un posto che definire splendido è dir poco, in Bed & Breakfast come potrei fare, quando poi la strada è tutta un susseguirsi di buche, il parcheggio è invaso da spazzatura, non soltanto durante le emergenze rifiuti, ma perennemente, la spiaggia, e Francesco Escalona ben lo sa perché mi sono spesso rivolto a lui in quanto la zona ricade nel Parco dei Campi Flegrei, Zona B, Area Marina Protetta, è una discarica a cielo aperto che viene soltanto sommariamente pulita nel periodo estivo da noi residenti ma mai dal Comune, Provincia o altro ente? Ho vergogna a far venire amici, come poi potrei portare turisti? E questo vale per tante aree del nostro meraviglioso, ma abbandonato, territorio. Si possono vedere su questo stesso sito di Freebacoli filmati di Marina Grande, del Poggio, di Miseno, del Fusaro, abbandonati. Queste azioni dovrebbero essere di pungolo per chi dovrebbe agire ma che invece è molto spesso intento soltanto a nascondere, come se purtroppo l’evidenza dei fatti non fosse sotto gli occhi di tutti. È la famosa teoria del “Dito di Polvere” brillantemente illustrata dall’Ing. Capo del nostro Comune ad “Anno Zero” e troppo spesso messa in pratica.

Invece di nascondere si rimbocchino le maniche e si diano davvero da fare per il bene del nostro Paese.

Mi è capitato personalmente di accompagnare alcuni turisti, sia Tedeschi che Italiani, a far vedere la Piscina Mirabile e devo dire che ringrazio la Signora Giovanna, che merita solo il nostro plauso, non la denigrazione che alcuni mass media le hanno dedicato, perché per pochi euro l’anno ha reso possibile l’accesso ad un sito che altrimenti sarebbe stato completamente chiuso.

La scorsa primavera la Signora Annamaria Varriale ed io, accompagnati dal Signor Ciro Amoroso, nelle vesti di ottima e preparatissima guida, facemmo visitare ad un gruppo di oltre venti Giapponesi l’Acropoli di Cuma.

Per inciso, - e questo lo dico per far comprendere come ci possano essere stranieri veramente interessati al nostro patrimonio artistico-storico-culturale, che non ha pari al mondo, prima di visitare Cuma, - il capo comitiva Giapponese si era ben documentato e preparato, così da poter spiegare meglio alle altre persone cosa andavamo vedendo. La cena era presso il ristorante Villa Vatia. Per tutta la strada da Cuma a Torregaveta ero terrorizzato dai cumuli di immondizia che vedevamo e mi chiedevo: “Chissà cosa stanno pensando di noi?”

Arrivati a Torregaveta ci accorgiamo che non c’è un posto per parcheggiare il pullman. Siamo grati ad un autista SEPSA della sua cortesia nel concederci di far sostare il Bus all’interno dell’area loro riservata. Ma è possibile che un’area a forte vocazione turistica, e dove si può trovare anche una cucina di alto livello, non abbia poi neanche un posto per far parcheggiare un pullman?

I turisti di cui ho parlato, erano tutti dipendenti di una grossissima ed importante catena di ristoranti Giapponesi (oltre settecento). Pensavo: “se provassimo a far mettere in ciascuno dei loro ristoranti due o tre foto che illustrano le bellezze del nostro territorio, sarebbe una pubblicità enorme, con milioni di persone che le vedrebbero, ad un costo quasi nullo”. Ma poi mi sono detto: “E se davvero si realizzasse un flusso turistico qualificato, gli faremmo trovare le strade e le spiagge sporche, molti siti inaccessibili, e neanche un posto dove parcheggiare?” Così ho momentaneamente accantonato l’idea.

Per inciso, il giorno dopo la visita a Bacoli i Giapponesi erano diretti a Pompei. Chissà cosa avranno pensato dopo i recenti crolli.

Premiamo allora e lottiamo tutti insieme perché Comune, Provincia, Regione e qualsiasi altro soggetto interessato forniscano questa vivibilità minima essenziale, perché ci siano controlli e sanzioni per quei pochi, ma dannosissimi incivili, che sporcano e deturpano, consci della loro completa impunità, perché i nostri beni culturali abbiano la necessaria manutenzione. Non giriamo gli occhi dall’altra parte quando qualcosa non funziona soltanto per non inimicarci il potente di turno. Talvolta il fare le cose con amore ed in maniera completamente disinteressata fa provare una soddisfazione altrimenti impensabile.

image Usciamo da questo Medioevo della Cultura e restituiamo dignità a Luoghi e Monumenti che la meritano. Acquisteremo anche noi stessi in dignità.

A volte sembra invece che ci sia quasi un progetto ben preordinato per fare in modo che ciò che è pubblico non funzioni, cosicché che la gente esasperata alla fine sia costretta a dire: “viva il privato!”

E così poi parte la campagna mediatica, come quella dello scorso autunno: “Diamo in gestione Piscina Mirabilis ed altri siti all’Unione Industriali di Napoli, sezione Turismo”, tanto non c’è bisogno di una gara ad evidenza pubblica, perché l’operazione NON ha scopo di lucro. Incredibile!

Dicevo , ed è una posizione condivisa con parecchie persone, che non bisogna avere preclusioni per i privati, se ne può discutere, facendo salve alcune precondizioni:

- Che il privato sia davvero privato, cioè che rischi in proprio, non che sia invece, come ad esempio accade con la SCABEC, (macchina creata per evitare le gare di appalto ad evidenza pubblica), il soggetto che riceve soldi pubblici.

- Che sia garantita la fruibilità dei beni anche a chi non ha la possibilità o la volontà di spendere decine di euro per pacchetti preconfezionati. Il guadagno di chi lavora è sacrosanto e va garantito, ma va anche garantita la massima possibile fruibilità.

- Che non si creino siti a cui poi viene praticamente negato l’accesso, destinandoli esclusivamente a ristorazione o eventi (vedi ad esempio l’articolo sul Corriere del Mezzogiorno di oggi, 29 dicembre 2010, pag 17).

- Che il tutto venga fatto con la massima pubblicità e trasparenza perché questi sono beni pubblici e come tali vanno trattati, non riservati agli amici e agli amici degli amici, rischio molto concreto in questo momento (si veda ad esempio il blitz notturno sui beni del CIC operato nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale).

A proposito di un bene restaurato con i soldi del PIT, si vocifera molto in questi giorni che Villa Cerillo, molto bella (a parte l’ascensore piazzato al centro della struttura) ma il cui Parco Botanico, come testimonia un filmato da noi girato la scorsa primavere è in abbandono, rendendo così vani gli 1,7 milioni di euro spesi, verrà affidata ad una fondazione vicina all’ex sindaco Ferdinando Ambrosino. Ci auguriamo ovviamente che questo sia soltanto un gossip, e che non sarà invece oggetto di un altro “colpo di mano” nel prossimo futuro.

Una proposta operativa, che rivolgo ad Escalona e a Giuliani, a tutela del Patrimonio Culturale e a salvaguardia dei soldi del PIT finora spesi è: “perché insieme non effettuiamo dei sopralluoghi in tutti i siti che sono stati oggetto dei finanziamenti e non soltanto ci accertiamo e documentiamo il loro stato, ma proponiamo anche le azioni minime necessarie per evitare lo sperpero di tanto denaro pubblico già speso?”

Resto in attesa di loro adesione, pronto a giocare la mia parte.

Alessandro Parisi
Redazione Freebacoli
freebacoli@live.it

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6 Commenti:

Alle 31 dicembre 2010 alle ore 14:11 , Anonymous Anonimo ha detto...

aeeeeeeeee

 
Alle 31 dicembre 2010 alle ore 16:33 , Anonymous Anonimo ha detto...

...è natale, abbandoniamo ogni rancore...ferdinando fa pace con ermanno "mò vengo"...nuove alleanze nascono...ora anche il cozzecaro aspetta la sua parte...accolti a braccia aperte dagli altri capitribù...si ricompatta la società dei magnaccioni di sempre...buon anno nuovo...accuminciamm bbuono !

 
Alle 1 gennaio 2011 alle ore 18:38 , Anonymous GIANNI ha detto...

ferdinando ambrosino,uno dei più grandi artisti di bacoli riconosciuto anche in tutta italia,un artista vero,persona qualificata e che ha dato molto a bacoli

 
Alle 2 gennaio 2011 alle ore 00:02 , Anonymous Anonimo ha detto...

ferdinando grande artista ? forse, ma sicuramente dietro a coppola (teatro di varietà). e geppino (monumenti e architettura)

 
Alle 4 gennaio 2011 alle ore 11:02 , Anonymous Anonimo ha detto...

Villa Cerillo è una bella struttura, ha una bella biblioteca che ha restito a tutte le mortificazioni impostele dalle amministrazioni locali, ha un personale qualificato e attento - cosa non frequente, ve lo assicuro da persona che per professione vaglia queste realtà - e soprattutto ospita 20-30 persone al giorno che vi studiano - in prevalenza ragazzi - e potrebbe accoglierne molti di più se solo la città sapesse di questo bene! Quei ragazzi sono forse la parte migliore di Bacoli e di Monte di Procida, ma è chiaro che alla classe dirigente non interessi nulla di loro; cultura e popolo bue non vanno daccordo! Sperò che qualche bacolese abbia uno scatto di dignità, non si tratta di livelli d'istruzione, ma di cuore e dignità. Ho visto una anziana contadina donare un po' di frutta ai giovani che studiano, semplicità saggezza e umanità antica ... mentre gli amministratori si danno da fare per levar loro libri tavoli e seggiole.. (Giovanni Lombardi)

 
Alle 4 gennaio 2011 alle ore 18:10 , Anonymous Anonimo ha detto...

spett. giovanni lombardi, i termini "cultura" e "dignità" mal si attagliano alle attitudini del bacoloide, che anzi le riceve con sospetto, ringhiando e rizzando il pelo...fino a quando il geppino o l'ermanno di turno non glielo alliscia carezzandolo e bisbigliando le false promesse da quattro soldi di sempre

 

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