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Nucleare, la Cassazione dice Sì al Referendum: I Costi dell’Energia e delle Centrali

Freebacoli: Nucleare, la Cassazione dice Sì al Referendum: I Costi dell’Energia e delle Centrali

mercoledì 1 giugno 2011

Nucleare, la Cassazione dice Sì al Referendum: I Costi dell’Energia e delle Centrali

La Corte di Cassazione ha deciso: all’interno della tornata referendaria del 12 e 13 giugno ci sarà anche il quesito che chiede di bloccare per sempre i piani nucleari del governo. Nonostante la fiducia posta al decreto Omnibus, con cui il governo ha fatto marcia indietro rispetto alla decisione di costruire nuove centrali, il collegio – composto da 17 giudici e presieduto da Antonino Elefante - ha accolto l’istanza presentata dall’Idv. L’opposizione chiedeva di votare le nuove norme appena inserite nel decreto. Insomma, al posto del vecchio quesito, agli italiani sarà chiesto di esprimersi sulle leggi appena varate dal Parlamento che congelano per 12 mesi il programma governativo per tornare all’energia prodotta dall’atomo (Il Fatto Quotidiano)

Costi dell’energia elettrica da nucleare e occupazione indotta dalle centrali nucleari

image Abbiamo visto nei precedenti articoli, seppur sommariamente, che cosa è la radioattività, cosa sono le centrali nucleari e quali sono i rischi connessi.

La domanda che molti si saranno posti è: d’accordo, il nucleare è una forma di energia estremamente pericolosa, ma sicuramente offrirà enormi vantaggi economici, altrimenti perché la si dovrebbe scegliere?

In un articolo di Marco Di Meo pubblicato su Freebacoli (Clicca Qui) qualche giorno fa, si può vedere la seguente tabella comparativa dei costi dell’energia elettrica da varie fonti:

Costi attuali del kWh (chilowattora): Nucleare 6 €c/kwh; Carbone 3,5 €c/kWh (+2,5 €c/kWh di tassa sulla CO2), Gas 4,6 €c/kWh (+1,1 €c/kWh di tassa sulla CO2) ,Eolico 6-7 €c/kWh ,Fotovoltaico11-17 €c/kWh.

Come si vede già oggi non c’è alcun risparmio reale ad usare il nucleare.

Di seguito un’altra tabella ci illustra le previsioni dei costi per il prossimo futuro:

Costi attuali dell'elettricità da varie fonti al 2020 (nuovi impianti) centesimi di dollaro del 2008 per kWh

Revisione stime dell’Energy Information Administration- US DOE (2010)

Fonti

Capitale

O&M

Combustibile

Trasmiss.

Totale

Gas CC

2,16

0,16

5,37

0,36

8,05

Eolico

9,87

0,89

0,00

0,56

11,32

Carbone

9,64

0,53

1,96

0,36

12,49

Nucleare

11,91

1,17

0,99

0,30

14,37

Capitale: costi di costruzione; O&M: costi di funzionamento e manutenzione; Trasmiss.: quota costi incrementali di trasmissione alla rete. Il costo del kWh da gas rispecchia un minor costo di questa fonte negli USA, ma non considera l’effetto sul mercato dello “shale gas” (estrazione di gas da rocce di scisti) che recentemente ha modificato il mercato in quel Paese.

Dunque, secondo le ultime stime del Dipartimento USA per l’energia, il costo industriale del kilowattora da nucleare costerà al 2020 il 27 per cento in più dell’eolico, e il 75% in più del gas. Ad ogni modo, in tutti gli studi più autorevoli sui costi futuri dell’elettricità, come ad esempio l’aggiornamento dello studio del MIT di Boston, quella da nucleare risulta la più costosa rispetto alle fonti convenzionali.

Quando si fanno stime dei costi bisogna inoltre tenere presente che questi possono variare di molto anche per il valore che assume la materia prima, dettata dalla legge della domanda e dell’offerta. Man mano che le scorte di uranio diminuiranno e più reattori si costruiranno, maggiore sarà il suo prezzo, esattamente come sta accadendo per il petrolio.

Quando si parla di percentuali di energia da nucleare bisogna inoltre tener presente che spesso, maliziosamente, si omette la parola “elettrica”. Infatti i nostri consumi di energia sono molteplici, si pensi ad esempio a quelli delle auto.

La produzione di energia elettrica dal nucleare è scesa in termini percentuali in 10 anni, dal 1999 al 2008 a livello mondiale dal 17,2% al 13,5% (secondo altri il 16%) ed in miliardi di kilowattora è passata da 2.538 a 2.731, meno di quella idroelettrica che è circa 3.288. Sull’energia totale, a seconda di come si effettuano i calcoli considerando o no il recupero di calore di scarto, che probabilmente non verrà recuperato nelle nuove centrali, copre tra il 2 ed il 6% degli usi finali di energia a livello mondiale

Produrre energia elettrica da nucleare non significa in assoluto diminuire i consumi di energia da altre fonti.

La Francia, che genera circa il 78% della propria energia elettrica dal nucleare, ha un consumo procapite di petrolio più alto di quello italiano e dunque una dipendenza dal petrolio maggiore, non inferiore

Nel 2008 La Fracia risultava infatti al 18mo posto con un consumo di 0.0310 barili al giorno mentre l’Italia era al 20mo con un consumo di 0,0294

Un’altra domanda a cui dovremmo darci risposta è: “chi sono i principali produttori di energia elettrica da nucleare nel mondo?”

Ci sono circa 438 i reattori nucleari attivi nel mondo. I paesi con maggiore presenza di reattori nucleari sono:

104 negli USA

59 in Francia

53 in Giappone

Altri sono in costruzione soprattutto nei paese emergenti.

Complessivamente, le centrali nucleari nel mondo producono 352 gigawatt, pari al 16% della fornitura globale d'energia. Un dato consistente ma ben lontano dai 1000 gigawatt stimato negli anni '70 per i nostri anni. L'incidente di Chernobyl negli anni '80 frenò l'ottimismo verso l'energia nucleare per la consapevolezza delle gravi conseguenze in caso di incidente.

I paesi che soddisfano il proprio fabbisogno di energia elettrica interna tramite il nucleare sono i seguenti:

Francia: 76% fabbisogno energia elettrica interno

Paesi dell'Europa dell'Est: 40-50%

USA: 20%

Bisogna inoltre sfatare la convinzione che il nucleare sia una fonte di energia abbondante e che l’introduzione del nucleare in Italia potrà affrancarla dalla sua dipendenza energetica dall’estero.

image Il principale “combustibile” nucleare è rappresentato dall’Uranio 235. L’Uranio 235 si trova in natura in giacimenti, insieme all’Uranio 238, che non è fissile e quindi non può generare energia nucleare, in proporzione di circa lo 0,7%. Le fonti di Uranio sono limitate e, a seconda delle stime, tra trentacinque e ottanta anni, al ritmo di impiego odierno, finiranno.

Si stima (World Nuclear Association) che dai giacimenti di tutto il mondo si possano estrarre in totale circa 4,2 milioni di tonnellate di ossido di Uranio. Allo stato attuale (Cameco, stime 2005), la produzione mondiale annua di Uranio metallico si aggira intorno alle 41.600 tonnellate. L'uranio è distribuito sul pianeta in maniera poco uniforme; anche se giacimenti di dimensioni minori possono essere trovati praticamente ovunque, tre soli paesi, l'Australia, il Canada e il Kazakhstan contengono circa il 58% delle riserve note. Questi tre paesi sono anche i principali produttori di Uranio (dati 2006).

L'Australia possiede ampi giacimenti (formati soprattutto da carnotite), che rappresentano circa il 28% delle riserve del pianeta.

Il Kazakhstan ha aumentato del 55% l'estrazione di Uranio negli ultimi 4 anni, passando dal quinto al terzo posto nei produttori dal 2002 al 2006. Si stima che il territorio del Kazakhstan contenga riserve note di ossido di Uranio per 750.000 tonnellate, il 18% del totale, e che altrettante siano ancora da scoprire nel sottosuolo di questo paese.

Il Canada possiede ricchi giacimenti (formati soprattutto da pechblenda) che rappresentano il 12% delle riserve mondiali dove si estrae circa il 28% della produzione mondiale.

Gli altri principali paesi estrattori (dati 2005) sono la Russia (4% delle riserve mondiali ), la Namibia ( 6% ), il Niger (2% riserve), l'Uzbekistan (4% riserve) e gli Stati Uniti (3% riserve).

Giacimenti importanti e poco sfruttati si trovano in Sudafrica (che ha l'8% delle riserve mondiali), in Brasile (4% delle riserve) e in Mongolia (2% delle riserve).

Ovviamente, se aumenta il numero dei reattori, questo tempo diminuisce. Tra pochi decenni pertanto l’Uranio 235 sarà in declino, come oggi lo è il petrolio.

L’Italia ha pochissimi giacimenti di Uranio, sulle Alpi, e non sfruttabili economicamente, pertanto dovremo importare Uranio. La miscela di Uranio 235 e 238, per poter essere adoperata come combustibile, deve essere arricchita in Uranio 235. La tecnologia di arricchimento è in mano a pochi paesi, tra cui la Francia, a cui ci dovremo rivolgere e da cui peraltro acquisteremo la tecnologia dei reattori EPR.

La dipendenza italiana dall’estero con il nucleare quindi aumenterà, non diminuirà.

L’impatto occupazionale del nucleare in Italia è valutato in 10 mila posti di lavoro, per la maggior parte nella fase di costruzione (8-10 anni).

Per centrare gli obiettivi europei obbligatori al 2020 per le fonti rinnovabili secondo uno studio della Bocconi, l’impatto occupazionale può generare in Italia fino a 250 mila posti di lavoro.

Secondo il Piano 2010-2020 sull’efficienza energetica promosso da Confindustria, con le misure identificate nel rapporto è possibile generare 160 mila posti di lavoro ogni anno per 10 anni, per un totale di 1 milione e seicentomila. E si taglierebbero i consumi energetici nel periodo per oltre 50 milioni di tonnellate di petrolio.

Abbiamo portato avanti questa nostra analisi sui costi ed i presunti benefici del nucleare senza considerare quelli che sono i COSTI NASCOSTI DEL NUCLEARE, in particolare dello SMANTELLAMENTO DELLE CENTRALI, noto come DECOMMISSIONING, che tratteremo in un prossimo articolo insieme alla BOLLETTA ENEL.

Alessandro Parisi
Redazione Freebacoli
freebacoli@live.it

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1 Commenti:

Alle 2 giugno 2011 alle ore 15:23 , Anonymous mauro milone ha detto...

mi sembra ottima la battaglia ed il referendum contro il nucleare, ma vorrei porre l'attenzione su un altro argomento sempre riguardante l'energia, la costruzione di 25 piattaforme petrolifere a sud della sicilia. anche se sembra lontano, la catastrofe naturale dovuta all'esplosione di una sola di queste si estenderebbe " a macchia d'olio" in tutto il mediterraneo, creando danni incalcolabili, quello che è accaduto nel golfo del messico sarebbe una passeggiata rispetto a quello che comporterebe in un mare chiuso come il nostro.
il referendum va fatto ma non sul tipo di produzione energetica da scegliere ma sul consumo che ne facciamo. sono 100 anni che le lobbi energetico petrolifere ci hanno abituato a vivere sprecando energia, credendo che il petrolio fosse infinito, ma non è cosi, ed in più i danni causati all'ecosistema ora si stanno facendo sentire e sono evidenti, l'80% dell'energia prodotta viene assorbita dal comparto industriale ed è li che si deve intervenire, non cambiando le lampadine a casa, ma cessando e limitando al massimo i consumi, di tutto cio a cui in modo sbagliato siamo abituati,un esempio, la macchina ogni due o tre anni va cambiata, per prenderne una che consuma lo 0,5 in meno, ma quanta energia costa produrla?, l'usa e getta, costa meno ma poi quanto si spende per raccogliere e buttare , e per produrla, il consumismo è il male da estirpare e cancellare, gli italiani non erano cosi ci hanno fatto diventare consumisti, gli italiani erano grandi rispamiatori, barattavano, coltivavano per se , rispettavano le tradizioni gli usi e costumi antichi, non buttavano nulla , aggiustavano tutto, ora non più. ma cosa è accaduto?..... ridurre drasticamente i consumi di tutto, e poi ripartire con fonti alternative questa è la soluzione, qualcuno dirà ma poi si ferma l'economia, "ma quale economia" noi siamo solo schiavi delle banche e dei petrolieri

 

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