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Arrestò 84 Affiliati al Clan Beneduce-Longobardi: Oggi Indaga sul CIC ed il Comune di Bacoli

Freebacoli: Arrestò 84 Affiliati al Clan Beneduce-Longobardi: Oggi Indaga sul CIC ed il Comune di Bacoli

venerdì 8 aprile 2011

Arrestò 84 Affiliati al Clan Beneduce-Longobardi: Oggi Indaga sul CIC ed il Comune di Bacoli

image E dopo mesi di attesa ed ombre, ricoperte dal vetusto chiacchiericcio locale, finalmente si viene a conoscenza del perché la Direzione Distrettuale Antimafia si è recata, più e più volte, presso la sede del Fusaro del Centro Ittico Campano.

Con nota del 17 febbraio Gloria Sanseverino, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Napoli, su carta timbrata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, a seguito della visione di atti di un procedimento penale in corso, si è rivolta al CIC per ricevere copia di una voluminosa documentazione.

Si va dalla copia dei contratti di affitto vigenti stipulati prima e dopo l’insediamento dell’amministrazione comunale in carica, alla copia delle tabelle vigenti, ai contratti di locazione dei beni di proprietà del CIC, sino alla copia delle delibere e missine intercorse tra Centro Ittico e amministrazione comunale di Bacoli negli anni 2010/2011.

Sanseverino tra l’altro non è un nome qualunque. La sua presenza, nel campo dell’Antimafia flegrea, non è di certo nuova o inusuale. Fu lei, insieme ad altri Pm, a concludere l’operazione “Penepole”. Ottantaquattro arresti eseguiti nell'area flegrea, tra Pozzuoli, Quarto e Monterusciello contro affiliati al clan Beneduce-Longobardi.  (segue comunicato Ansa del giugno 2010).

Di seguito si ripropone la documentazione attualmente in possesso della DDA a cui, nonostante la gravità della problematica, non è ancora mai seguito alcun tipo di comunicato stampa di chiarimento né da parte dell’Amministrazione Comunale di Bacoli, né da parte del CIC.

Basti pensare che il CIC ha rilasciato questi documenti ben un mese dopo apposite richieste ufficiali (Clicca Qui)

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Operazione Penelope: Camorra Flegrea KO

Ottantaquattro arresti eseguiti nell'area flegrea, tra Pozzuoli, Quarto e Monterusciello. E' il bilancio dell'operazione ''Penelope'' portata a termine ieri mattina dai carabinieri del comando provinciale di Napoli e della compagnia di Pozzuoli contro affiliati al clan Beneduce-Longobardi. Associazione mafiosa, estorsioni, detenzione di armi, tentato omicidi sono i reati contestati a vario titolo ai destinatari dei provvedimenti emessi su richiesta dei Pm della Dda di Napoli Antonello Ardituro, Gloria Sanseverino e Raffaella Capasso.

L'operazione rappresenta il completamento di una indagine che nel 2003 portò all'arresto di 40 esponenti della cosca per estorsioni al mercato ittico di Pozzuoli. Sono coinvolti esponenti delle due ''famiglie'' che presero il sopravvento nell'area flegrea nel 1997 a conclusione di un sanguinoso scontro con i rivali del clan Sebastiano-Bellofiore. A

lla pax mafiosa fece seguito un contrasto tra i Longobardi e i Beneduce (con i primi alleati al gruppo dei ''quartesi'') per il controllo di una serie di attività illecite come le estorsioni, il traffico di stupefacenti e la gestione dei videopoker negli esercizi commerciali della zona, con l'intrusione del clan cittadino dei Sarno (poi sgominato da arresti e pentimenti dei boss). I dissidi tra i Beneduce e i Longobardi si sono poi ricomposti nel tempo e le due famiglie hanno continuato a gestire le attivita' illegali. Con gli arresti di oggi, come hanno spiegato gli investigatori, l'organizzazione e' stata praticamente ''azzerata''. Tra gli arrestati figura anche Giuseppe Del Giudice, noto assicuratore della zona con rapporti di frequentazione con numerose persone ''insospettabili'' e con legami con il boss Gaetano Beneduce.

Destinatari dei provvedimenti restrittivi lo stesso Gaetano Beneduce (per la prima volta in un atto giudiziario accusato come capo e promotore dell'associazione), nonché' affiliati impegnati in imprese commerciali (i titolari di un ristorante, di una gioielleria e di un ormeggio) e in aziende che operano nel settore dell'edilizia. Nell'ambito dell'inchiesta e' stata sequestrata la Groess Gel che opera nel settore del commercio all'ingrosso di prodotti ittici e che sarebbe direttamente riferibile a Gaetano Beneduce.

L'indagine
si fonda in particolare su intercettazioni telefoniche, uno strumento di indagine che gli inquirenti giudicano essenziale per scoprire le attività delle cosche. Lo ha sottolineato il procuratore della Repubblica Giovandomenico Lepore. ''La criminalità organizzata non si combatte con i testimoni, che non ci sono, ne' con documenti perché' i clan non fanno 'atti costitutivi''', ha sottolineato Lepore. ''Se il ministro della Giustizia e il ministro dell'Interno possono vantarsi di grandi operazioni contro la criminalità organizzata - ha detto - è perché' ci sono intercettazioni telefoniche, senza intercettazioni non ce la faremmo mai''. Il procuratore di Napoli ha sostenuto che con la riforma le inchieste contro i clan subirebbero danni in quanto sussisterebbero comunque ''lacci e lacciuoli che impediscono di fare quello che dobbiamo fare''.

Le regole del clan. Regalare agli affiliati capretti e ceste di generi alimentari per la Pasqua era uno dei punti fermi del clan Longobardi-Beneduce, decimato questa mattina dal blitz dei carabinieri. Si intitola proprio ''Cesti e capretti'' uno dei capitoli dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Aldo Esposito su richiesta dei Pm Antonello Ardituro, Raffaella Capasso e Gloria Sanseverino. In occasione delle festività, è emerso dalle indagini, i commercianti di Pozzuoli erano costretti a consegnare derrate alimentari agli emissari dei boss Gennaro Longobardi e Gaetano Beneduce, che poi provvedevano alla distribuzione attenendosi ai nomi inclusi in una lista.

Agli atti dell'inchiesta ci sono intercettazioni da cui si evince che alcuni affiliati, impazienti, sollecitavano la consegna del pacco dono, mentre i vertici del clan si sbizzarrivano con le ordinazioni. Nella conversazione seguente Umberto De Simone, uno degli arrestati nel corso del blitz, da' disposizioni a Luciano Compagnone, a sua volta finito in carcere; il negoziante che dovra' mettere la sua merce a disposizione del clan ancora non sa nulla, ma sta per ricevere la telefonata. De Simone: ''Allora, vai a prendere un poco di roba 'prendi le fave e portale qua, va noi stiamo qua. Hai capito cosa devi prendere?''. Compagnone: ''Eh, il prosciuttò'. De Simone: ''Un poco di provolone, un poco di ricotta, un poco di prosciutto, un poco di pancetta a pezzi''. Compagnone: ''Già' sa lui?''. De Simone: ''No, ora lo faccio chiamare''. (Ansa)

Redazione Freebacoli
freebacoli@live.it

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