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Freebacoli

Freebacoli: luglio 2009

venerdì 31 luglio 2009

Attentato all' Arpac!


Due super-esperti indagano sul mare della Costiera, e la Procura avvia un’inchiesta

RASSEGNA STAMPA. "Clamoroso al Cibali!" Attrverso questo celebre ed indimenticabile grido il radiocronista Sandro Ciotti il 4 giugno 1961, durante la trasmissione radiofonica Tutto il calcio minuto per minuto, annunciava una sorprendente vittoria del Catania. Difatti la squadra siciliana, era riuscita nell'incredibile impresa di battere per 2 a 0, allo stadio Cibali, la titolatissima Inter di Helenio Herrera . La frase è poi entrata a far parte della terminologia calcistica per indicare un risultato clamoroso, in cui a prevalere è la squadra sfavorita.

Il contesto che andremo ad analizzare sarà sicuramente diverso da quello sportivo; ma la sorpresa e lo stupore che scaturiscono dalla lettura dell'articolo sottostante, non è troppo dissimile da quella vissuta, quel pomeriggio, dal maestro della radiocronaca italiana.
Dal campo si passa al mare. Alle squadre si sostituiscono gli enti scientifici. Alle reti si giustappongono dei prelievi, ed alla bravura tattica degli allenatori si fa largo la verità analitica di bioligici ed oceanografi di fama internazionale.
A fare notizia questa volta è la sconfitta dell'Arpac o, per meglio dire, la constata mancanza di oggettività di un' agenzia "costretta" a controllare l'operato del padre. Creata appositamente per volontà di una Giunta Regionale poco propensa ad ascoltare delle verità scomode e dispendiose.
Ma l'attesa è troppa; bando alle ciance.
Adesso è tempo di lasciarvi alla lettura di un articolo scritto dal giornalista Gianluca Abate, e pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno del 31 Luglio 2009.
Questa volta la campana l'Arpa si veste di un lombardo neroazzurro anni 60'....

"Un’inchiesta sul mare sporco. La prima iscritta nel re­gistro dell’anno 2009. La prima che ri­guarderà l’intero tratto di mare che ba­gna la costiera sorrentina. E, soprattut­to, la prima che mette in dubbio (quasi) ufficialmente l’attendibilità dei dati for­niti dall’Arpac. I prelievi e le analisi, in­fatti, questa volta non saranno affidati al­l’Agenzia regionale dell’ambiente, ma a due strutture «indipendenti»: l’universi­tà Parthenope (dipartimento di scienze ambientali) e la stazione zoologica di Na­poli Anton Dohrn (area monitoraggio). Due i super-esperti cui verrà assegnato l’incarico: il professore Giancarlo Spe­zie, oceanografo, e Vincenzo Saggiomo, ecologo marino. Saranno loro a dover scrivere la storia dell’acqua della Costie­ra, con una premessa d’obbligo che salvi anche gli operatori turistici da psicosi in­fondate: l’inchiesta è stata avviata per ve­rificare una situazione, non perché sia già stato accertato un pericolo reale.
La decisione di aprire un fascicolo l’ha adottata direttamente il capo dei pm di Torre Annunziata, Diego Marmo. L’iniziativa risale al 16 luglio scorso, giorno in cui l’oceanografo Giancarlo Spezie — in un’intervista rilasciata a Car­lo Franco e pubblicata dal Corriere del Mezzogiorno — dichiarò che «in questo momento è consigliabile evitare di farsi il bagno nel golfo di Napoli» e lanciò l’al­larme sull’attuale sistema di controlli: «Serve a ben poco». Quell’articolo, fini­to all’attenzione del procuratore della Repubblica, è stato valutato come «noti­zia di reato». E, due giorni dopo, il pro­fessor Giancarlo Spezie è stato convoca­to per essere ascoltato. I contenuti della riunione sono coperti da segreto investi­gativo, ma evidentemente qualcosa che non va dev’esserci, se all’esito dell’incon­tro i magistrati hanno deciso di aprire un fascicolo e affidarsi proprio all’ocea­nografo. L’indagine, allo stato, è ovvia­mente «conoscitiva». Due gli accerta­menti di eseguire: verificare innanzitut­to se il mare sia davvero inquinato e, ove la circostanza trovasse conferma, ri­salire alla fonte (e dunque alle responsa­bilità) delle sostanze tossiche, chiaren­do se le fonti inquinanti sono interne al circondario o piuttosto esterne, ipotesi che punta dritta al depuratore di Cuma e che in quel caso farebbe scattare la com­petenza della Procura di Napoli, che sul­l’impianto ha già un’inchiesta in corso. Diversi i reati ipotizzabili: falso, abuso, omissione di atti d’ufficio (PER I MANCATI DIVIETI DI BALNEAZIONE) e disa­stro ambientale. Agli atti del fascico­lo, da una settimana, è spunta­to anche un esposto firmato da un citta­dino residente in Costiera che segnala un tratto di mare inquinato.
Ufficialmente, in Procura, nessuno parla. Fonti interne fanno però notare che quest’inchiesta, a differenza di altre, non si avvarrà della collaborazione del­l’Arpac. Insomma, non saranno i tecnici dell’Agenzia regionale dell’ambiente ad effettuare i prelievi e le analisi sui cam­pioni d’acqua, perché i dati forniti fino ad ora, a sentire anche i due consulenti, sarebbero «sballati» o, almeno, «poco in­dicativi » per avere un quadro complessi­vo sullo stato di salute del mare.
Ecco co­sa diceva Giancarlo Spezie il 16 luglio scorso: «I dirigenti dell’Arpac hanno sempre ritenuto che l’analisi dei campio­ni d’acqua fosse utile a determinare la balneazione. Sbagliato»."

immagina tratta da:
http://www.segnalidivita.com/pinocchio/

J.

PARCO VANVITELLIANO, la lotta continua...


Sabato 18/07 una notizia squarcia l’apatia estiva del Fusaro: dopo due anni e mezzo di presunti lavori, dopo continui rinvii e ritardi, senza avvisi, il parco Vanvitelliano ha riaperto al pubblico, con una novità di tutto rilievo: il Centro Ittico Campano, cui è affidata la gestione del complesso, ha imposto un ticket di un euro per i residenti, e il doppio per i non residenti, per entrare anche nel solo parco che, dalle proteste degli anni ’70 e ’80 sfociate nell’occupazione del 1978, è un bene pubblico ad uso gratuito di tutti i cittadini.

Sfruttati sul lavoro, vessati dalle tasse, costretti a sopportare disagi e disservizi d’ogni sorta, a sopportare lo squallido e corrotto spettacolo di quanti dirigono il loro paese, tra i cittadini parte inarrestabile un passaparola, e si formano gruppi spontanei che chiedono, come riportato nella lettera del 20/07 indirizzata ad Umberto Cimmino (commissario straordinario) e Raffaele Aragona (presidente del C.I.C.), “l’immediata abolizione di questo sopruso e l’ingresso gratuito per i residenti e non” in quanto “il parco è un bene pubblico destinato a tutti”. Mentre fuori l’ingresso principale del parco, i cittadini si costituiscono in un “presidio permanente” per “lanciare una vasta iniziativa di riappropriazione popolare”, mentre il commissario straordinario ordinava l’abolizione della gabella per residenti e non, senza alcun apparente motivo, il parco viene nuovamente chiuso.

Sebbene qualcuno pensasse (o sperasse) che la montante protesta fosse solo un fatto economico, e potesse rientrare con l’abolizione delle tariffe d’ingresso, la gente ha continuato a muoversi, autoconvocandosi in riunione martedì 21/07: ci si vuole vedere chiaro in questa faccenda, perché troppe contraddizioni e troppi interessi ne fanno, da anni, un “nerbo scoperto”. Senza elemosinare beneplaciti dal comune o dalla polizia, istituzioni entrambe sconosciute da queste parti, occupando spontaneamente marciapiedi e strade, distribuendo volantini alle macchine e chiamando all’appello amici e passanti, emarginando crumiri, piantagrane, disturbatori e gli immancabili politicanti avvoltoi, duecento cittadini hanno dimostrato di volersi riappropriare dei propri diritti e del proprio territorio, fregandosene delle intimidazioni di sgombero dei carabinieri intervenuti sul posto, ma continuando a discutere della situazione e del da farsi. Si discute, si approvano le disposizioni di Cimmino, ma i dubbi persistono: “perché il parco è nuovamente chiuso?” si domandano i più. La risposta arriva dall’ing. Giulio Verdino (consigliere d’amministrazione del CIC) che, dopo il solito quanto palloso monologo pietista sulla sua proba figura ed il suo indefesso e disinteressato impegno per i poveri e i deboli (…) con indifferente ed incurante sincerità, ammette che il parco è stato ri-chiuso in quanto mancano alcune autorizzazioni e necessitano ancora alcuni lavori di manutenzione. Incalzano le domande dei cittadini, cui Verdino affanna risposte, mentre la rabbia sale, poiché risulta sempre più palese e premeditata la “fregatura”: “e l’apertura di sabato e domenica?” “non autorizzata”… “e il fatto che la gente ha pagato per entrare in una struttura che in realtà era chiusa al pubblico?” “un nostro errore”… “e il fatto che vengono permessi servizi fotografici per matrimoni, dietro pagamento?” “non ne so niente”… “e quando riaprirà il parco?” “boh”…

Presi in giro per una “apertura fantasma” e un “ticket abusivo”, rottisi di ascoltare retorica e promesse, la gente dice basta: partono cori contro amministratori e dirigenti, pesanti contestazioni costringono l’ing. Verdino e gli altri infiltrati e lacchè ad allontanarsi, il traffico è bloccato dalla gente mentre si rimuovono dei cassonetti dell’immondizia posti da ignoti in mezzo alla strada, alcuni petardi sono lanciati nel parco senza però provocare alcun danno, alcuni ragazzi scavalcano e provano a scassinare i catenacci del cancello… Questa volta la gente è ostinata e “fa quadrato” intorno ad alcuni ragazzi che i carabinieri volevano portare in caserma: incidente chiuso, le forze dell’ordine valutano meglio mettersi in disparte… “Vogliamo tempi precisi e brevi per la riapertura del parco” urlano le persone, e qualora questi non vengano forniti o rispettati, i cittadini sono pronti a “far da sé” e c’è già chi prende un saldatore per fondere i chiavistelli ed aprire i cancelli d’ingresso…

Raffaele Aragona (presidente del CIC) e Francesco Escalona (presidente del parco regionale Campi Flegrei) sono contattati telefonicamente: gli si chiedono spiegazioni immediate e la convocazione “seduta stante” di un incontro coi cittadini, altrimenti, li si avvisa, “si assumeranno tutte le responsabilità di quanto potrà avvenire”. Passano le ore, ma un “nocciolo duro” di una cinquantina di persone non demorde e continua a “tenere viva la piazza” quando arriva la notizia: Aragona ha comunicato che il parco riaprirà in settimana, senza alcuna tariffa d’ingresso, e che i dettagli saranno concordati in un incontro con i delegati cittadini giovedì 23/07. Aragona, il tecnico, il professore, l’alto dirigente… questa volta incontrerà i semplici cittadini, dalla fronte sudata e dalle mani consumate del quotidiano lavoro: questa volta, “la fanno da padrone” non lui, ma i cittadini! La gente s’allontana, alcuni restano fino alla mezzanotte per fare valutazioni e pianificare il “da farsi” ma si respira un’ “aria diversa” che speriamo non passi fuggevole come al solito: come non accadeva da anni, la cittadinanza ha mostrato capacità di autorganizzazione, di resistenza, di lotta…

I risultati si sono visti subito: non appena la gente rifiuta compromessi, contesta le logiche dell’autorità, e comincia a sollevarsi e gestirsi autonomamente, questi cosiddetti nostri “rappresentanti” scendono subito a patti, la loro arroganza si trasforma in condiscendenza o, meglio, in timore… Una lezione da tenere a mente: la lotta paga sempre !

Michael Amirans.

giovedì 30 luglio 2009

ImBALSAMati dalla melma

Ieri mattina, verso le 10.30 a Marina Grande
(Bacoli), c’è stata per qualche ora la paura di
essere vittime di un terribile dejavù: il mare a mò
di fogna. Subito, ci è stato segnalato da alcuni
bagnanti che presi dall’ira e dallo sconforto si sono
recati ed hanno avvertito le forze dell’ordine.
Questa mattina, abbiamo voluto chiedere
maggiori informazioni all’ing. Michele Balsamo.
Dopo la maestosità e l’autoreferenzialità dei
colloqui avuti con l’ex sindaco Antonio Coppola,
pensavamo di aver visto tutto. Ed invece, forse,
non abbiamo visto niente. Con la sua sottile ironia,
e la sua eccellente burocraticità, il nostro caro
ingegnere ci ha riferito che è stato tutto risolto:
si era guastato l’impianto elettrico della pompa che ha causato, quindi, lo
sversamento di tutti i
liquami fognari in mare.
L’impianto elettrico sembra essere aggiustato, e per quanto riguarda la
salubrità delle
acque e la sicurezza sanitaria dei bagnanti, ci è stato riferito che in presenza del
dottor
Luongo dell’Asl, è stata assicurata l’incolumità dei cittadini. E’ stato, inoltre, richiesto

l’intervento per una disamina delle acque da parte dell’Arpac.
Staremo a vedere cosa succede nei prossimi giorni e se la cosa è del tutto risolta.

Ilaria Carannante

mercoledì 29 luglio 2009

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO


Lettera aperta inviataci dal prof. Enzo Crosio, appartenente alla segreteria del PRC di Bacoli, in merito al pubblico dibattito sulla questione ambientale promosso da Sinistra Democratica.

Alla fine io, Josi ed Alessandra eravamo distrutti. Gentilmente mi è stata offerta una birra per riprendermi dallo shock. La sinistra ormai ci ha abituati a tutto ma la faccia tosta, l'arbitrio e la manipolazione dei fatti è quanto di più osceno ci possa essere, perchè in genere si attribuisce alla destra una simile"virtù"!
Ma veniamo alla funesta serata di ieri 28 luglio. C'è un dibattito annunciato alla festa di Sinistra democratica. I protagonsti cambiano. A coordinare ci sarà la sig.na Anna Illiano che lasciando salsicce e pentole dovrà abbozzare un coordinamento. Lo fa dignitosamente, anche se occupa col suo intervento un terzo di tutti gli altri, lamentandosi poi che la mancanza di tempo è colpa dei cittadini che vengono in ritardo. I protagonisti: l'ex assessore provinciale al turismo Marco Di Lello, Psi; il dottor Escalona, Presidente dell'ente Parco dei Campi Flegrei, un sindaclista della C.G.L di cui non ricordo il nome- e me ne scuso- e Bruno Miccio, responsqabile per l'ambiente di Sinistra democratica. La sig.rina Anna Illiano infila la prima salsiccia, pardon, la prima gaffe della serata. Invita i cittadini ad un commento al suo lungo, enciclopedico, intervento, lasciando sbigottiti i relatori e il pubblico. E' una serata in onore di chi? Della sig.na Anna Illiano o un pubblico dibattito? Bruno Miccio scioglie tutti dall'imbarazzo e comincia a sciorinare, da esperto, una serie di dati che dovrebbero tranquillizzare la popolazione. Il disastro ambientale è una manovra della destra, tutto sommato sono solo eventi tamponabili, non un disastro ecologico che seppellisce la regione e i campi flegrei! Dice che terminerà sei volte e si prende altri tre quarti d'ora. Si mette male, penso. L'intervento del sindacalista dovrebbe far capire i problemi della sicurezza del lavoro e del precariato. Ma il compagno non sa che non sono solo operai quelli in un tuta blu. Gli manca la nozione marxista di operaio sociale e che i precari del lavoro nero sono ragazzi sfruttati per 25 euro al giorno nei locali della zona, veri pescecani mangia soldi. Ma si sa,il capitalismo non esiste più, il socialismo è un opzional, di che stiamo parlando? Ci viene impartita una lezione di organizzazione territoriale della fabbrica. Boh? Ma si scusa, semmai interverrà analiticanente più tardi. Un primo cittadino si scocccia e chiede d'intervenire. Cosa deve fare un cittadino, - parliamo di Alessandro Parisi, appartenente al Comitato di Salute Pubblica di Bacoli- per farsi ascoltare? Il cittadino in questione dialoga con l'Europa (ha chiesto all'alta Corte Europea di mandare tutti in galera per disastro colposo), ma non con gli amministratori locali e regionali. La risposta arriva dal Prode Escalona, tronfio sciabolatore, cavaliere indomito che difende se stesso, l'ex giunta Illiano (a volte gli ecomostri ritornano), la pista ciclabile e il futuro radioso di un futuro centro sinistra (che per caso sia venuto per riciclare l'ecomostro, Antonio Illliano?). Un altro cittadino si ribella. Manda a quel paese Escalona e la giunta Illiano, lui ha sentito puzza di merda proveniente dal lago. Per la verità l'abbiamo sentita in molti, non più di 10 giorni fa. Un leggero olezzo-brezza proveniente dal laghetto su cui scorrono pacifici pedalò! Escalona dice: "finalmente anche noi, come Rimini, abbiamo i pedalò!" La misura è colma, interviene a nome di Freebacoli, Josi Gerardo Della Ragione. Fa una schifezza Escalona, chiedendogli se è proprio il presidente dell'Ente Parco che non si accorge del disastro. E la pista ciclabile, i miliardi che a fiumi scorrono nelle tasche avide di amministratori di destra e di sinistra, per caso non ci hanno a che fare con quell'olezzo? Escalona s'infuria, dice che il ragazzo non sa che nella perimetrazione del Parco non rientra il depuratore di Cuma, che bisogna smetterla con una sinistra che fa autogol perchè così si perdono le elezioni (e anche le poltrone, oh prode Escalona tu ne occupi immeritatamente una e per analogia politica!), che bisogna fare un pubblico elogio di quel che si è fatto (intende l'olezzo o i miliardi di deficit dell'amministrazione Illiano, il sacco architettonico dei suoi ingegneri-costruttori che hanno fatto traballlare i costoni di baia e inaridire di monnezza le strade di Bacoli, inventandosi la Flegrea lavoro?) Ma evidentemente, gli oratori non sono soddisfatti dell'ira popolare. Un altro prode cavaliere entra nel cimento (parole sue, "cimento"). Marco Di Lello s'infuria pure lui! La Scabec l'ha inventata lui, beh! Che c'è di male? C'è che un indegno camioncino colorato gira Bacoli al collasso,che dovrebbe garantire un tour ai turisti, che vedranno da vicino la munnezza accatastata, il nuovo miracolo economico! E ai giovani bacolesi questa struttura di servizio serve a qualcosa? No ,solo ai giovani del futuro centro sinistra di Napoli. Quando si dice che la gente si butta a sinistra!
Perchè lui si ritiene di sinistra e la Sinistra democratica lo fa parlare, perchè, come gli altri -ci viene annunciato-sarà tra i futuri alleati! A ognuno i suoi compari!
Ma signori, un po' non vi sentite rimordere la coscienza? E' forse qualla maledetta falce e martello che vi fa venire gli incubi! State sbagliando, non è la vecchia bandiera rossa il vostro dilemma! E' la vostra povertà culturale, la vostra deriva esistenziale e antropologica. Finirete nel grigio celeste del partito democratico, non preoccupatevi, la sentiamo la nuova brezza. E' troppo!
Voglio intervenire, Josi mi incalza. Ma il tempo è scaduto. Dico alla sig.na Illiano: "solo un minuto!". In fondo sono di sinistra e della segreteria di Rifondazione di Bacoli. No, lo spettacolo deve iniziare. Non basta la cattiva recita di Escalona e Di Lello. Preso da eroico furore anch'io dico, mentre il Di Lello trema alla mia voce: "te lo dico a voce, quello che ti avrei detto per microfono: fate schifo, vergogna!".
Sorseggiamo una birra io, Josi e Alessandra.
La birra era fresca, la serata uno schifo.
Attenzione, signori, altri guai ci attendono...

Vincenzo Crosio della segreteria politica del PRC (Rifondazione comunista) di Bacoli.

ALLARME Verde


Goletta Verde: "Mare inquinato in Campania a causa dei depuratori"

RASSEGNA STAMPA. E' di solo pochi giorni fa la notizia relativa all'approdo in Campania del battello di Goletta Verde. Essa è la campagna estiva, promossa da Lega Ambiente, di informazione e sensibilizzazione sullo stato di salute del nostro mare. Dal 1986 ad oggi, ogni estate, il battello ambientalista circumnaviga le coste italiane prelevando e analizzando circa 500 campioni d'acqua ed eseguendo su ognuno le analisi previste dalla legge.

In verità, c'è anche chi avanza delle perplessità in merito alla validità scientifica delle analisi promosse dal suddetto "battello verde". Ma ciò, non potrebbe assolutamente giustificare un nostro silenzio rispetto ai risultati emanati da tali prelievi.
Rispetto a dei dati che si ritiene opportuno indicare attraverso l'integrale riproposizione di un articolo, apparso sulle pagine del quotidiano Il Mattino del 28 Luglio.

"Le cattive notizie per il mare della Campania corrono lungo i corsi dei fiumi: tutte le 9 foci analizzate da Goletta Verde risultano gravemente contaminate da coliformi fecali, streptococchi fecali ed escherichia coli. Oltre alle foci di Regi Lagni (Ce), Agnena (Ce), Lagno Vesuviano (Na), Canale di Quarto (Na), Sarno (Na), Rio Arena (Sa), Sele (Sa), Picentino (Sa), Irno (Sa), sono fortemente inquinate anche le due spiagge del Lido di Licola a nord e a sud della foce Canale di Quarto (Na). A tenere sotto scacco coste e mare campano ci sono anche una miriade di abusi e speculazioni edilizie . È questo l'allarme lanciato da Goletta Verde, la campagna estiva di Legambiente, in occasione della tappa campana a Napoli. Le criticità del mare e delle coste della Campania, ma anche alcune proposte, sono state presentate questa mattina in conferenza stampa a Napoli, alla presenza di Gianluca Della Campa, portavoce Goletta Verde; Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania; Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico Legambiente Campania; Raffaele Del Giudice, direttore Legambiente Campania. Per la Campania dati fortemente negativi sono stati registrati alle foci dei fiumi. Come testimonia il caso della località Lido Licola la situazione è chiaramente grave anche sulle spiagge che si trovano ai lati dei corsi d'acqua. La tendenza generale emersa dalle analisi dell'imbarcazione ambientalista vede attribuire il pesante bilancio dei punti critici lungo le coste campane ad una rete di depurazione fortemente carente in tutte le province costiere. Seppur gravissima, la situazione non stupisce: circa il 14% delle 1.810 infrazioni accertate nell'ultimo anno in Italia per scarichi illegali e cattiva depurazione sono state registrate in Campania (Mare Monstrum 2009). «Lo stato di salute delle nostre acque è gravemente compromesso da un deficit depurativo che ha passato i limiti tollerabili in un paese che si presume civile - commenta Gianluca Della Campa, portavoce Goletta Verde. - È davvero scandaloso che i fiumi campani siano ormai diventati collettori di batteri. Ancor più vergognosa, forse, l'inefficacia con cui finora le istituzioni hanno affrontato una crisi denunciata da anni. Per i Comuni, tanto quelli costieri che quelli dell'entroterra, si devono prendere provvedimenti immediati per garantire ai cittadini un'efficace rete di depurazione e per combattere altrettanto efficacemente gli scarichi abusivi. Un'indecente emergenza che non solo provoca gravi danni ambientali, ma mette a rischio la salute dei cittadini». «L'emergenza di quest'anno - proseguono i due rappresentanti di Legambiente - è solo il frutto di anni di mal governo, mancanti controlli, di malapolitica che in parte la buona capacità autodepurativa del mar Tirreno ha nascosto». "
J.

martedì 28 luglio 2009

Le assurdità del reale


Adesso che siamo tecnici esperti in materia di depurazione ( http://freebacoli.blogspot.com/2009/07/alla-scoperta-del-depuratore-montese.html ) possiamo meglio raccontare un colloquio avuto il 16 luglio 2009 con l'ing. Marasco, responsabile dell'ufficio tecnico del Comune di Monte di procida, e con l'ing. Morlando (responsabile della G.d.M.).
Potremmo addirittura accarezzare l'idea di cimentarci in un'analisi lucida e chirurgica della vasca Imhoff (usata normalmente solo per i piccoli centri e case isolate) spacciata per decenni come depuratore; vasca che lo stesso Marasco diceva poter essere "non a norma, ma mai fuori legge".
Il trattamento primario oggi, sotto stessa ammissione con annessa alzata di spalle dei responsabilili, sembra essere l'unico ad essere portato a termine. Ripetiamo. Oggi.
Fidandoci infatti delle dichiarazioni degli ingegneri, secondo le quali la crisi che ha fatto scoppiare la rabbia e l'indignazione dei montesi del primo luglio, sarebbe rientrata completamente, sottolineremmo anche come per un lasso di tempo pari a otto mesi i compiti elementari della vasca siano stati assolutamente disattesi.
In quel frangente infatti, le acque nelle vasche di disinfezione erano di un chiaro e trasparente color grigio sasso e i fanghi raggiungevano una mole tale per cui oggi si è costretti a richiedere svariati viaggi su gomma per poterli selezionare e smaltire secondo norma.
Questo perchè "i numerosi acquazzoni del periodo invernale hanno sovraccaricato e ostruito il macchinario principale, causando l'accumulo di fanghi. Questi potevano essere sversati tal quali durante una mareggiata, come normalmente accade - dice l'ing. Morlando sottolineando il suo inattaccabile codice etico - ma il nostro senso civico ci ha fatto propendere verso un accumulo dei prodotti del trattamento di prima fase, i fanghi sedimentati appunto, pur sapendo di andare incontro ad aspre critiche e contestazioni popolari"
(Si è sempre nell'ambito del "può essere non a norma ma mai fuori legge" quando si aspettano 8 mesi per risolvere una situazione di emergenza, ricordiamocelo.)
Ma andiamo avanti.
Nonostante la situazione di crisi sia oramai alle spalle, i risultati delle analisi effettuate sulle vasche di disinfezione (dove dovrebbero esserci le acque depurate e quindi limpide) "ovviamente non rispettano i parametri europei - dice Morlando - riuscendo a raggiungere solo i valori massimali che una vasca Imhoff può ottenere", mentre al solo nominarlo il trattamento secondario suscita una vivace ilarità (non ci sarebbe materialmente spazio per effettuarlo).
Sul fiore all'occhiello del depuratore poi, il condotto esterno, che portererebbe lontano dalla costa le acque reflue trattate rappresentando "la nostra unica salvezza" (cit. ing. Andrea Marasco), ci sono opinioni discordanti.
Il sindaco Francesco Paolo Iannuzzi (dichiarazioni dell'ultima conferenza dei capigruppo) afferma che "il condotto presenta delle falle a 20 metri dalla costa", Marasco invece sottolinea che non solo è tutto integro ma che il condotto arriva a 1100 mt dalla costa e 20 di profondità, mentre la G.D.M. non lo sa e "non ha modo di verificarlo, dato che servirebbero dei coloranti ma con questi anche delle autorizzazioni da parte del comune"
(ma al di là del vergognoso scarica barile qualsiasi pescatore della zona sa che in questo caso il sindaco ha maledettamente ragione..)
Diamo infine un po' di numeri.
La capienza della vasca, come ci dice un responsabile della G.D.M. è di 10L/sec; per cui può supportare le acque reflue di 4-5000 abitanti
L'ing. Marasco ci dice che Cappella e Torregaveta scaricano a Cuma (5/6000 abitanti), gli altri 7-8000 in via Giovanni da Procida. Ammette quindi un sovraccarico di 3-4000 abitanti.
Per ovviare a questa problematica spiega che dal 2002 le soluzioni prese in considerazione sono:
costruire un depuratore interrato ex novo
ammoderanare la vasca

scaricare a Cuma e usare l'attuale impianto solo per il troppo pieno, cioè in caso di emergenza.

Verrebbero create in quest'ultimo caso diverse pompe di sollevamento, una in via Giovanni da Procida, una in piazza XXVII Gennaio, l'ultima a Torregaveta, che permetterebbero di ricollegarsi a Cuma e per le quali servirebbe un finanziamento di quasi 11 milioni di euro (non ancora stanziato).
Il progetto di riserva nel caso in cui questo non venisse mai portato a termine, vedrebbe invece l'ammodernamento della vasca Imhoff.
Ma intanto Marasco minimizza e non si preoccupa, poichè sa che la colpa dell'inquinamento attuale è "a monte" (stavolta inteso in senso lato) giurando, come se si trattasse di un'invasione aliena, di aver visto con i propri occhi una macchia marrone arrivare da Cuma..

Alessandra Sagliocchi
A&J

Emergenze campane, il germe del dubbio

Tra rifiuti e depuratori si profila un nuovo scenario in Campania. Una nuova emergenza dopo quella drammatica e senza fine dell’immondizia, destinata ad essere nuovamente risolta con misure drastiche. Gli interessi nascosti e il desolante quadro di decadenza della società italiana. Direttamente coinvolti secondo l’assessore regionale all’ambiente Walter Ganapini anche i servizi segreti e la Presidenza della Repubblica nel disastro ambientale campano.

RASSEGNA STAMPA. I depuratori sono stati manomessi o appositamente lasciati marcire. Non è possibile che su cinque impianti di trattamento acque tutti funzionino tra il 10% e il 20%. Il litorale flegreo-domitio continua ad essere evitato dai bagnanti, e sfortunatamente per i gestori degli stabilimenti balneari si è messo di mezzo anche l’assessore regionale all’ambiente Walter Ganapini, ex presidente di Greenpeace e membro della sezione Ambiente presso l’Unione Europea. Uno che dovrebbe essere esperto della materia, dunque. In una recente intervista ha dichiarato che, sebbene i dati diffusi dall’ARPAC siano rassicuranti sulla qualità delle acque marine, eviterebbe comunque di fare il bagno a Napoli. Dichiarazioni contraddittorie che hanno fatto gridare all’ennesimo allarmismo ingiustificato.
Le voci su malattie misteriose capitate a chi si tuffava in mare hanno creato il caos: dalle famigerate bolle coi vermi comparse sulla pelle, al ritrovamento di feti umani in mare, fino ai decessi improvvisi di bambini che avevano appena fatto il bagno a Monte di Procida. Molti i personaggi degli ambienti ospedalieri che hanno diffuso questo allarmismo tra la popolazione. Ma cosa c’è dietro a tutto questo? Il mare è inquinato, questo è indubbio. Ma dopo anni di menefreghismo istituzionale, perchè questa improvvisa escalation di allarmi e psicosi? Sul litorale flegreo incombe un progetto multimilionario, dai costi che superano i 600 milioni di euro. Sono previste la costruzione di nuove stazioni ferroviarie, di porti, strade, parcheggi, il risanamento del Rione Terra a Pozzuoli, il riammodernamento della Tangenziale e la bonifica dell’area industriale ex Sofer, quest’ultima opera finanziata da fondi privati. Il denaro pubblico da spendere equivale a 500 milioni di euro, il resto proviene dal patrimonio degli imprenditori interessati all’affare. E’ in particolare il riconvertimento dell’area industriale ex Sofer in area turistico-ricettiva a destare curiosità. La società che dovrà eseguire le opere si chiama “Waterfront”, nella quale partecipano celebri partner come Pirelli, Milano Investimenti e Finmeccanica. Il titolare di Waterfront si chiama Livio Cosenza, padre dell’onorevole Giulia Cosenza eletta tra le file del PDL e membro della Commissione Ambiente e Territorio. Un conflitto d’interessi in famiglia? Chissà. Sta di fatto che proprio l’on. Cosenza ha ultimamente richiesto maggiori fondi pubblici per la bonifica dell’area flegrea, gravemente compromessa dall’attività del depuratore di Cuma e di altre pratiche criminali eseguite da imprese legate all’esercito, come l’Alenia Finmeccanica, e dal clan dei Casalesi. La promessa è la solita: il rilancio del turismo. In molti tuttavia denunciano le contraddizioni di questo grandioso progetto, che avrebbe ben poco di pubblico e consegnerebbe di fatto le aree bonificate nelle mani dei privati.
Oltre ad alimentare il traffico illecito dei rifiuti tossici, come denunciato nel precedente articolo, lo scandalo depuratori ricorda molto l’annosa vicenda dei rifiuti. In altre parole, si crea un’emergenza, cosicchè sarà il popolo stesso a richiedere misure drastiche per risolverla. Ed infatti i nostri politici sono già al lavoro, in primis il sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino (alias Nick ’o Americano e proprietario del combustibile esploso a Viareggio), possibile candidato di Berlusconi alla presidenza della Regione Campania, ha richiesto il commissariamento del litorale flegreo-domitio e l’istituzione di ronde di volontari, ripetendo quanto già fatto per l’emergenza rifiuti e per la bonifica del fiume Sarno, tuttora il più inquinato d’Europa. Inoltre sempre l’on. Giulia Cosenza ha annunciato che presenterà in Parlamento una proposta per militarizzare gli impianti di depurazione campani, dichiarati fuorilegge dall’ARPAC anche se raggiungessero il 100% della funzionalità, in quanto obsoleti e privi delle nuove tecniche di depurazione.

Schiereranno soldati anche nei depuratori, proprio come hanno fatto nelle discariche e negli inceneritori. Una Regione allo sfascio, già presidiata da basi militari NATO, dal vertice della Flotta Navale USA in Europa e da numerose caserme dell’esercito italiano, alcune delle quali trasformate (specialmente nel salernitano) in depositi di stoccaggio dei rifiuti urbani. La militarizzazione come principale mezzo di risoluzione di problemi di ordinaria amministrazione.

Nel frattempo a Pozzuoli è scoppiato un contenzioso tra il sindaco Pasquale Giacobbe e l’assessore Walter Ganapini. Quest’ultimo afferma che il Comune flegreo non è allacciato al depuratore e che dunque scarichi di frequente i liquami in mare, mentre Giacobbe al contrario afferma che questo avviene solo quando la quantità accumulata dal sistema fognario è eccessiva. Ma proprio l’assessore regionale Walter Ganapini è in questi giorni oggetto di feroci attacchi da parte delle associazioni ambientaliste, che vedono nella sua attuale linea di governo un rovesciamento dei suoi iniziali propositi. Ganapini ha infatti in questi giorni autorizzato i cementifici a servirsi delle famigerate ecoballe come combustibile per i forni. L’accordo è stato siglato con il direttore generale dell’Aitec, Francesco Curcio. I CDR a norma, quindi non quelli stipati a milioni tra Taverna del Re e dintorni, andranno a finire nelle aziende “Italcementi” di Pontecagnano, “Cementir” e “Moccia” di Maddaloni. Proprio la Italcementi, all’inizio del 2008, venne coinvolta in un’inchiesta giudiziaria che portò al sequestro della Calcestruzzi spa, sua controllata, amministrata da Mario Colombini, arrestato con svariate accuse a suo carico, tra cui l’aggravante di avere agevolato l’attività della mafia. Stessa sorte per Carlo Pesenti, amministratore delegato di Italcementi, indagato per concorso in riciclaggio, impiego di denaro e beni di provenienza illecita, nonchè di aver avvantaggiato la mafia. La Cementir, invece, è di proprietà del noto imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, proprietario tra l’altro di numerosi giornali, tra cui Il Mattino di Napoli e Il Messaggero. Caltagirone rischia un processo penale insieme all’ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio, entrambi sospettati dagli inquirenti di aver celato un’attività speculativa dietro il contropatto Unipol-Bnl, in cui sono coinvolti anche altre persone come Gianpiero Fiorani e Danilo Coppola. Dare in mano ai cementifici le ecoballe equivale a trasformarli in veri e propri inceneritori, inoltre dietro a questa manovra i proprietari degli impianti possono aggirare una serie di normative europee, trasformando sulla carta il CDR prodotto dall’impacchettamento di rifiuti solidi in bio-carburante “ecologico”. Una bella truffa ambientale.

Vedere Walter Ganapini, ex presidente di Greenpeace, che firma concessioni e autorizzazioni ad aziende che operano in spregio della salute umana e dell’ambiente è un colpo al cuore. Eppure fino ad un anno fa era stato promotore di diverse denunce nei confronti dei responsabili della malagestione dell’emergenza rifiuti. Dichiarò apertamente la parola”termovalorizzatore” priva di significato, ribadendo che è solo una simpatica trovata per non chiamare un impianto di combustione rifiuti “inceneritore”; dichiarò tramite un’intervista su Youtube, pubblicata anche dal blog di Beppe Grillo, di aver trovato una vasca a norma già pronta in località Parco Saurino, nel casertano, ottima per accogliere tutti i rifiuti campani per alcuni anni e organizzare così in questo lasso di tempo una filiera efficiente del riciclaggio e del compostaggio. Insomma una discarica sicura (caso più unico che raro) e in grado di evitare tutto il macello finora combinato. Ma stranamente non se ne fece nulla. Le due vecchie discariche di Parco Saurino vennero poi sequestrate dalla magistratura in quanto il percolato aveva invaso i campi agricoli circostanti e compromesso la falda del luogo.
Oggi Ganapini sembra molto cambiato, e forse c’è un motivo. In questa registrazione audio fatta a sua insaputa durante un incontro con le associazioni, l’assessore rivela di essere stato richiamato dal capo dei servizi segreti riguardo l’annosa questione della discarica di Parco Saurino e di essere stato informato di un diretto coinvolgimento della Presidenza della Repubblica. Rivela inoltre di essere stato oggetto di intimidazioni, come il tamponamento avvenuto ai suoi danni sull’autostrada di Modena e le minacce subite da un gruppo di sconosciuti motorizzati in Piazza del Gesù a Napoli. Una vicenda che aprirebbe scenari ben più inquietanti e compromettenti.

Parco Saurino deve essere dunque il punto cruciale di tutta la vicenda rifiuti campana se, come dichiarato da Walter Ganapini, abbia attirato l’attenzione dei servizi segreti e del presidente della Repubblica. Nel 2002 vennero abbandonati in questo posto i macchinari necessari a rendere gli impianti CDR a norma. Per chi non lo sapesse infatti, gli impianti CDR sono stati anche progettati per il TMB e il compostaggio, frutto della migliore tecnologia tedesca. Tuttavia la gestione Impregilo sabotò gli stabilimenti e rese solo la terza linea, quella dei CDR appunto, “funzionante”. Un crimine efferato di cui l’azienda se n’è lavata le mani.
Camorra, servizi segreti e apparati dello Stato. Sarebbe il caso di rileggersi l’articolo di Valeria Chianese comparso su “L’Avvenire” qualche tempo fa. E scoprire che gli apparati “deviati”, responsabili anche della morte di Falcone, Borsellinoe della loro scorta, sono presenti anche in Campania.

Agoravox.it


lunedì 27 luglio 2009

Il ruggito del LEONE in gabbia


Leggendo l'art. 1 del Nuovo Codice della Strada, si apprende che:
La sicurezza delle persone, nella circolazione stradale, rientra tra le finalità primarie di ordine sociale ed economico perseguite dallo Stato.
Esso si prefigge di ridurre i costi economici, sociali ed ambientali derivanti dal traffico veicolare; di migliorare il livello di qualità della vita dei cittadini anche attraverso una razionale utilizzazione del territorio; di migliorare la fluidità della circolazione.
Inoltre, secondo l'art. 12 della suddetta regolamentazione, l'espletamento dei servizi di polizia stradale spetta:
a) in via principale alla specialità Polizia Stradale della Polizia di Stato;
b) alla Polizia di Stato;
c) all'Arma dei carabinieri;
d) al Corpo della guardia di finanza;
d-bis) ai Corpi e ai servizi di polizia provinciale, nell'ambito del territorio di competenza;
e) ai Corpi e ai servizi di polizia municipale, nell'ambito del territorio di competenza;
f) ai funzionari del Ministero dell'interno addetti al servizio di polizia stradale;
f-bis) al Corpo di polizia penitenziaria e al Corpo forestale dello Stato, in relazione ai compiti di istituto.
E proprio in seguito a tali "bei propositi" che si è ritenuto opportuno rivolgersi al Comandante della Polizia Municipale di Bacoli per comprendere le reali condizioni in cui sono costretti a lavorare i vigili locali. Un "Comando" ricco di problematiche e di buchi operativi i quali, di certo, non contribuiscono ad assicurare un idoneo controllo dell'intero territorio bacolese.

"E' con entusiasmo e grande senso di responsabilità che assumo l'incarico di Comandante della Polizia Municipale della Città di Bacoli. La direzione ed il coordinamento del Corpo di Polizia Municipale è non solo motivo di crescita umana e personale ma rappresenta una sfida professionale stimolante. Sono essenzialmente due gli obiettivi che mi prefiggo di realizzare. In primo luogo responsabilizzare gli operatori sull'importanza del ruolo che la Polizia Municipale è chiamata a svolgere nella comunità locale. In una prospettiva di sussidiarietà l'operatore di Polizia Municipale rappresenta l'istituzione funzionalmente più vicina al cittadino, colui che prima di ogni altro è chiamato a comprenderne i bisogni e dare risposta concreta in termini di sicurezza e civiltà. Il secondo obiettivo è strettamente correlato al primo: ingenerare nei cittadini un senso di fiducia e rispetto nelle istituzioni e, quindi, di partecipazione e responsabilità."

Queste sono state le parole utilizzate dal Maggiore Marialba Leone nel giorno del suo insediamento durante un incandescente Consiglio Comunale, caratterizzato da proteste vibranti, urla e da sporadici applausi rivolti verso la neo-arrivata. Già quel giorno la comandante aveva percepito i sintomi di una situazione finanzianziaria al collasso. Di un'amministrazione lontana dalle reali esigenze della popolazione e di un sindaco che, dall'alto della sua patronale arroganza, continuava ad imperare nella speranza di rallentare la dissoluzione di un deserto che amava chiamare "città". Ma le verità sono altre: "Le criticità di questo Comando sono innumerevoli. Cerchiamo continuamente di essere presenti sul territorio ma, purtroppo, non abbiamo i mezzi a disposizione per il raggiungimento di questo obiettivo" . Nelle pause che cadenzano il suo discorso la Leone fa trasparire un' espressione di sconforto e di rabbia dinanzi a dei numeri che la dicono lunga sull'oggettiva situazione che ha l'obbligo di gestire al meglio: "Nel periodo invernale la mia squadra è composta da 35 unità (http://www.comune.bacoli.na.it/pm/index.asp?centro=organigrammapm.asp). Tra di esse però vi siamo anche io e il vice-Comandante, cap. Antonio Rimauro, che abbiamo compiti dirigenziali i quali ci obbligano a restare negli uffici. Inoltre, ben 11 vigili non hanno la possibilità scendere in strada a causa di problemi fisici. Di conseguenza, vi sono soltanto 22 unità capaci di effettuare il servizio in strada. E se pensa che- continua la responsabile del IX Settore- essi devono essere divisi in due fasce orarie distinte, capirà che ho a disposizione soltanto 11 vigili urbani per ogni fase lavorativa." Ma i guai, per la nostra Leone ruggente, non sono finiti qui poichè " di queste 11 unità disponibili, tra coloro che sono in ferie o che espletano altri tipi di controlli, solo 4 o 5 sono realmente utilizzabili per effettuare delle contravvenzioni. Servirebbe un'aumento di personale, che non è possibile a causa delle nuove disposizioni emesse dal ministro Brunetta (http://www.comune.cremona.it/PostCE-display-ceid-2880.phtml). Spero che il nuovo Commissario Prefettizio possa comprendere queste problematiche causate da una scellerata gestione da parte dell'amministrazione appena decaduta".

Dinanzi a tali sconcertanti dichiarazioni, non possiamo far altro che ammirare la rabbia di un'autorità locale, giunta da appena pochi mesi in questo piccolo paesello di Provincia. Un'ira soffocata da catene ricche di decennali deficenze economiche ed amministrative le quali, se da un lato limitano le sue azioni, dall'altro non riescono a frenare il suo veemente ruggito d'indignazione.

Al quale si accompagna anche il nostro....

Josi Gerardo Della Ragione

domenica 26 luglio 2009

Storia di un disastro annunciato


Il sopralluogo degli esperti «Non c’è traccia di lavori per adeguare l’impianto»

RASSEGNA STAMPA. In seguito alle indagini avviate dalla Superprocura di Napoli per accertare le responsabilità degli enti e dei singoli che, con il loro cattivo operato, hanno contribuito al malfunzionamento di numerosi impianti di depurazione campani e al susseguente disastro ambientale, si ritiene opportuno pubblicare un articolo apparso sul quotidiano Il Mattino del 26 Luglio. Il pezzo sottostante, è stato scritto dal giornalista Leonardo Del Gaudio:

L’allarme sul depuratore di Cuma era stato lanciato molti mesi prima dell’estate del mare sporco, delle psicosi collettive su bolle e vermi (veri o presunti) che inquinano spiagge e relax dei napoletani. Non un sos ambientalista, ma un documento ufficiale commissionato dal governo e consegnato ai tecnici della Regione Campania come road map: diagnosi severa - firmata dai consulenti Giuseppe Enrico Bova, Giovanni Melluso e Domenico Pianese -, oggi punto di partenza obbligato per l’inchiesta condotta dalla Procura di Napoli. Da qualche giorno, quel documento è sul tavolo del procuratore aggiunto Aldo De Chiara, che coordina l’inchiesta sul depuratore di Cuma assieme ai pm Lucia Esposito, Antonio D’Alessio e Pasquale Ucci. È una fotografia dei primi 14 mesi di gestione Hydrogest, prima che il depuratore transitasse dal controllo del commissariato di Governo ai tecnici di Palazzo Santa Lucia. Cosa raccontano i tre consulenti nella maxiperizia? Siamo a novembre del 2007, diciotto mesi prima della grande depressione dei lidi balneari targata estate 2009, molto prima dello sciopero di centinaia di dipendenti del depuratore di Cuma in attesa di stipendio. Poche pagine, linguaggio da addetti ai lavori, per chiarire che il depuratore non funzionava a dovere e che quanto viene scaricato a mare è ben lontano dagli standard richiesti. Ma ecco alcuni punti delle conclusioni affidate dai tre consulenti agli uffici della regione Campania: «Durante i sopralluoghi non è emersa traccia di avvio dei lavori di adeguamento dell’impianto previsti dalla finanza di progetto». Poi: «La mancata stabilizzazione dei fanghi, l’emissione di biogas incombusto, il ridotto conferimento dei fanghi prolungato nel tempo, l’emissione di cattivi odori in atmosfera comportano un complessivo aggravamento dell’impatto ambientale dell’impianto, oltre che del rendimento depurativo». E non poteva mancare la stoccata finale che racconta con due anni di anticipo che il depuratore non funziona a dovere e che gli scarichi a mare non fanno altro che peggiorare le condizioni delle nostre coste: «La qualità media del refluo in uscita risulta essere, per alcuni parametri, al di fuori dei limiti imposti dalla normativa vigente». Ecco le altre problematiche emerse, a partire dal capitolo «trattamento fanghi», la cui «problematicità determina l’inevitabile scarico a mare del fango stesso frammisto al linquame influente». Inoltre, «la circolazione di fango attraverso la fogna interna comporta, in condizione di pioggia, il rischio di esondazione del fango sulla strada, si all’interno che all’esterno dell’impianto». Scontato, a questo punto, il riferimento al «conseguente rischio ambientale e igienico sanitario». È da qui che partono le indagini, in una vicenda in cui è opportuno non anticipare profili di responsabilità penale. Ma a leggere gli atti acquisiti, la storia del depuratore sembra essere la cronaca di un disastro annunciato, in un fascicolo che ipotizza allo stato reati ambientali (disastro), e di pubblica amministrazione (truffa e abuso d’ufficio). Si parte da una serie di interrogativi sui rapporti tra Hydrogest e Palazzo Santa Lucia, alla luce di un documento che sembra essere rimasto lettera morta: quali sono state le spese affrontate negli ultimi due anni? Quanto è costato gestire un impianto non all’altezza degli standardrichiesti?

J&A

Il DECOLLO della differenziata


Cari Concittadini, è con piacere ed orgoglio che vi informiamo che la raccolta differenziata porta a Bacoli procede con ottimi risultati.

Penserete che forse siamo impazziti, visto che, di raccolta differenziata porta a porta, a Bacoli neanche se ne parla più.

No, non è così. Siamo sicuramente noi che sbagliamo, non accorgendoci che il servizio invece c’è e funziona benissimo, ma di certo possiamo mettere in dubbio quanto la passata Amministrazione della nostra Città ha scritto.

E così, nella deliberazione della Giunta Comunale n. 68 del 7/4/2009 – Oggetto: Piano delle misure necessarie per l’attuazione della raccolta differenziata porta a porta - (e in altre precedenti di analogo contenuto) testualmente leggiamo: “che detto servizio, viene espletato con l’ausilio di n. 3 operatori LSU, ottenendo ottimi risultati dal punto di vista operativo del servizio”.

Vi chiediamo scusa per il tono scherzoso ma, se non si avesse il coraggio di ironizzarci su, ci sarebbe davvero da piangere. “Quamquam – diceva Orazio - ridentem dicere verum quid vetat? Sebbene, cosa vieta a colui che ride di dire la verità?

Questo significa che, malgrado la Flegrea Lavoro non espleti il servizio RSU porta a porta, oggetto dell’affidamento da parte del Comune di Bacoli, servizio che, come vedremo meglio più avanti, costa ben caro ai cittadini Bacolesi, il Comune di Bacoli gli fornisce, a proprio carico, personale aggiuntivo. Tanto alla fine sempre noi paghiamo.

Ma, quanto ci costa il servizio di RSU?

L’aumento totale da quando opera la Flegrea Lavoro è del 57%

Ciò malgrado l’aumento del 20% dello scorso anno fosse stato definito “una tantum”, come da verbale del Consiglio Comunale n. 24 del 22.5.2008.

Bisogna inoltre notare che la TARSU, benché elevata, non copre purtroppo neanche tutti i costi reali ma, come si legge ad esempio nel suddetto verbale, soltanto circa l’80%.

In un prossimo articolo esamineremo quali sono i costi reali del servizio.


Annamaria Varriale e Alessandro Parisi

Estate 2009: Un' acCOZZAglia di problemi...


Cimmino vieta la pesca di mitili e ricci presso Punta Pennata

In seguito al nuovo tormentone estivo generato dalla problematica relativa alla militicultura bacolese e flegrea, si ritiene opportuno pubblicare un sunto di ciò che è stato riportato sui maggiori quotidiani e siti internet locali, in merito a questa puntigliosa questione di carattere economico ed ambientale:

"E´ la presenza di un´alga rossa in un tratto di mare tra Miseno e Poggio, in località Punta Pennata, a Bacoli, ad aver spinto il commissario prefettizio a emettere, in via precauzionale, un divieto di pesca nel tratto interessato. Il divieto si estende fino a cento metri dalla costa. E´ escluso che l´alga rossa, tossica se inalata in grandi quantità e che può portare febbri e difficoltà respiratorie, sia legata all´inquinamento delle acque. La sua presenza è legata, piuttosto, al riscaldamento generale dei mari. Anche lo scorso anno, nello stesso periodo di luglio, l´allora sindaco di Bacoli, Antonio Coppola, emise uguale ordinanza di divieto per i mitili e i frutti di mare in genere per gli stessi motivi. Altre aree toccate dall´alga rossa sono la Gaiola e la zona di Rocce Verdi. Sarà effettuato un monitoraggio periodico da parte dei laboratori Dohrn e della Federico II in collaborazione con l´istituto Zooprofilattico di Portici per valutare l´evolversi della situazione. Va sottolineato che l´ordinanza non comporta il divieto di balneazione. Sia a punta Pennata come nell´area flegrea fatta eccezione della Spiaggia Romana al Fusaro, si infoma dai comuni flegrei non vige alcun divieto di balneazione."

J.

venerdì 24 luglio 2009

Non aprire quella...COZZA!


RASSEGNA STAMPA. In seguito ai numerosi allarmismi messi in piedi sia da coloro che, secondo quanto affermato nel recente film dedicato all'omicidio-Siani, possono considerarsi dei "giornalisti-giornalisti", che dalla pura realtà dei fatti, si ritiene opportuno pubblicare una flash news apparsa sul quotidiano Il Mattino. La notizia è del 24 Luglio, ed è possibile consultarla anche attraverso il sito della suddetta testata giornalistica.

"Alga tossica Ostreopsis trovata anche nei mitili coltivati a Punta Pennata a Bacoli. Gli esami su campioni di molluschi bivalvi effettuati dall'Istituto zooprofilattico hanno rilevato per il secondo anno consecutivo la presenza della microalga. Pronta l’ordinanza per vietare la raccolta di mitili e ricci."

Per chi volesse saperne di più sulla pericolosità arrecata da tale alga, può visitare il seguente link ( http://ambientemare.splinder.com/post/12979227 ).

In conclusione non possiamo far altro che augurare delle buone sagre a tutti...

J.

Le raccomandazioni di LEGAMBIENTE


Segnaliamo l'iniziativa di Legambiente "Spiagge e Fondali Puliti".

Ecco cosa possiamo fare nel nostro piccolo per non danneggiare ulteriormente il nostro mare.

Costumi e comportamenti superficiali in spiaggia e in mare possono arrecare grave danno alla biodiversità e all' ecosistema marino.


Mozziconi? No Grazie! Un mozzicone di sigaretta se gettato in mare impiega fino a 5 anni per degradarsi e inquina fino a 1 metro cubo di acqua.


Non dar da mangiare ai pesci. Resti di panini, bucce di anguria e peggio ancora buste di plastica, non sono il cibo preferito dai pesci. E sporcano! Butta i rifiuti negli appositi contenitori.


Area marina protetta, se la conosci la visiti. Le Aree Marine Protette custodiscono un tesoro di cultura e natura, non solo un elenco di divieti. Puoi visitarle e scoprire le attività che si possono svolgere, tra ricerca e intrattenimento.


Il mare è come l'amore: non vince chi arriva prima. E' vietata la navigazione a motore entro i 300 metri dalle coste sabbiose e i 150 metri dalle scogliere. Se vedi un acqua scooter ad alta velocità troppo vinino alla costa, segnalalo alla Capitaneria di porto più vicina.


Il mare è gratis! Il libero accesso al mare è un diritto inalienabile, nessuno può negarlo, neanche stabilimenti o villaggi turistici. "E' fatto obbligo per i titolari delle concessioni di consentire libero e gratuito accesso al mare per il raggiungimento della battigia antistante l'area compresa nella concessione, anche al fine della balneazione". Un diritto inalienabile sancito dalla Legge 296 del 2006. Ma attenzione: per motivi di sciurezza (passaggio mezzi di soccorso) il bagnasciuga può essere occupato solo in via transitoria. No ombrelloni, lettini o sdraio. Segnalazioni di abusi possono essere inoltrati al comando dei vigili urbani e/o Capitaneria di Porto.


Fabio Schiavone

giovedì 23 luglio 2009

Papa Giuseppe VII l'intransigente



Dal Vangelo secondo Luca
Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.
Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno". Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: "Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto". Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell’aceto, e dicevano: "Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso".

Siamo in un'afosa giornata del 33 D.C e l'imperatore Tiberio regna, senza troppe difficoltà, l'immensa Roma.
Intanto, dall'altra parte del "mondo conosciuto", i territori medio-orientali sono in fermento a causa di tumulti generati da difficoltà ed incomprensioni religiose. In nome di più fedi c'è che si arroga il diritto di crocifiggere o lapidare uomini o donne colpevoli di eresia o blesfemia. C'è chi accusa con protervia e chi perdona dall'alto di una croce. Un perdono che segnerà la storia di questo piccolo pianeta disperso all'interno di una galassia indefinita. Un gesto che porrà quelle fondamenta grazie alle quali ancor'oggi s'innalza la poderosa struttura ecclesiastica. Un insieme impressionante di chiese, conventi, monasteri e piccole piazze ricche quanto interi continenti. Sature di un danaro utile per risanare villaggi o siti caratterizzati da un'evidente povertà. Una miseria marteriale che troppo spesso viene combattuta attreverso dei "vicari del Signore" i quali, alla volumetria delle proprie tasche, alternano la completa mancanza di comprensione ed umiltà tipicamente cristiana.

Siamo giunti a Bacoli, dinanzi alla diocesi di San Gioacchino. Beato vissuto all'epoca pagana, padre della Vergine, nonno del Cristo e sposo della patrona di questo piccolo paesello che non ricorda neanche le proprie radici. Il calendario segna il 22 Luglio del 2009, e non vi è più alcun imperatore coppoliano a regnare su questa zona di mare privato. I suoi seguaci dormono in attesa di future e fruttuose allenze, mentre nello spiazzale della chiesa suddetta, qualche cantante intraprendente, accompagnato dal sorriso di numerose signore del posto e dall'ammirevole lavoro dei volontari di turno, cerca di movimentare un'afosa serata di un'estate mai nata.
In questo ludico quadro, un gruppo di ragazzi, in cerca di offerte utili per finanziare delle analisi private sulle acque e i fondali di un litorale macchiato dal disonore di una vergogna decennale, decide di posizionare il proprio banchetto di legno nelle prossimità del cancello d'accesso all'evento festivo. Il tavolino è piccolo e le offerte non sono di certo copiose. Difatti, nonostante la problematica ambientale sia una questione di rilevanza popolare, la gente non sembra troppo propensa ad ascoltare o leggere le notizie diffuse dalla stampa locale, provinciale e regionale.

Il tempo passa, e tra una discussione e l'altra, si è giunti a fine serata.
Per tale motivo i ragazzi, decidono di risistemare in borsa il materiale informativo; prendono la "scatoletta per le offerte", satura di un menefreghismo tipicamente bacolese, piegano i giornali e i volantini da poco fotocopiati. Chiudono il banchetto, e lentamente si dirigono verso la vettura che li porterà lontano da quel luogo. Ma, forse per concedere un pò di brio alla serata, un evento inaspettato interrompe le normali operazioni di fina raccolta.

Un uomo, adornato di un abito "casual", con calzoni neri e camicia color celeste, s'avvicina al gruppetto, facendo più volte ciondolare la lunga collanina d'oro bianco, pendente sin sopra il suo ventre ringonfio. Il volto è ricoperto di una peluria appena accenata e da un' arroganza propria di coloro che sentono di rappresentare una qualche autorità.
Il personaggio appena descritto altro non è che il giovane parroco della diocesi sovracitata; il suo nome è padre Giuseppe. Arrivato in prossimità dei ragazzi, e accompagnato da una folta di delegazione di "giovani" nonne credenti, decide d' inscenare un'autoritaria rappresentazione medioevale.
Lo scenario è il parcheggio antistante la chiesa, gli untori del peccato sono i ragazzi, il papa scomunicante è il parroco, la platea giudicante è rappresentata dalle anziane signore del posto e la colpa da espiare, dinanzi a questa improvvisata Santa Inquisizione Bacolese, è quella di non aver chiesto al prete locale l'autorizzazione per porre un piccolo banchetto a due passi dal cancello celestiale. Il castigo ancora non è stato pronunciato; si pensa alla scomunica, al rogo o ad una semplice flagellazione di piazza.
Le parole di padre Giuseppe tuonano come comandi divini, e in pochi minuti si è fatto un passo indietro lungo quanto un millennio. "Come vi siete permessi di porvi qui, senza la mia autorizzazione? Chi vi ha concesso di sistemarvi nella proprietà della Chiesa senza aver chiesto il parere del vicario di Cristo!? Questo è un luogo sacro ed una casa chiusa! Non può ospitare di certo i comodacci vostri!".
I ragazzi sono sbalorditi e già immaginano dei tuoni fulminei pronti a lacerarli per l'immane ingiustizia arrecata al parcheggio ecclesiastico. Ma, nonostante abbiano agito in buona fede e sebbene si siano mobilitati per una causa che non ha alcun fine di lucro, i giovani eretici, in seguito ad una breve discussione, riconoscono il proprio peccato mortale e chiedono scusa al "proprietario della casa di Dio".
Il dibattito prosegue, finquando il parroco inviperito, non cade in una gaffe biblica, affermando: "Ragazzi miei, spero che voi mi capiate. Del resto sto interloquendo con degli studenti universitari, e non- ed in questo momento indica le anziane credenti poste alla sua sinistra- con delle vecchie rimbambite!".
Il delirio è totale, anche perchè le signore indicate non battono ciglio. Difatti, la loro unica affermazione è: "Padre Giuseppe ci vuole bene".
Il clima è oramai imbarazzante e il parroco non ha alcuna intenzione di perdonare tali adolescenti interpreti del male. Anzi, per sua stessa ammissione " se domani dovesse ritrovarli nell'interno della casa chiusa di sua divinità ( e con "sua" mi riferisco al prete medioevale sito in San Gioacchino), saranno i carabinieri ad allontare i peccatori". Difatti cosa potrà significare se anche i testi sacri affermano di "essere invece gli uni verso gli altri benigni, misericordiosi, di perdonarsi a vicenda, come anche Dio ci ha perdonati in Cristo" (Efesini 4:32).

Questo passo sovracitato, sarà stato letto almeno un centinaio di volte da padre Giuseppe (il quale da oggi chiameremo Giuseppe VII, in memoria di quel papa Clemente VII che, intransigente nell'applicare quanto stabilito dalla Controriforma nel concilio di Trento, condannò al rogo come eretico impenitente ed ostinato, il celeberrimo Giordano Bruno).
Ma di sicuro, in seguito ad una tale reazione, non possiamo far altro che ricordare il primo film in cui nasce la fortunata coppia formata da Bud Spencer e Terence Hill. Ed è per questo che, partendo proprio da quell'opera cinematografica del 1967, non ci resta altro che affermare:

"Dio perdona...Giuseppe VII no!" .

In conclusione, mi sento in dovere di rivolgermi all'unica divinità politica scesa su questa antichissima colonia greca . L'unico personaggio in grado di emanare un bagliore sovraumano. Una lucentezza generata da quei numerosi "leccapiedi" che, nel corso di questi lunghi 7 anni d'impero, hanno usufruito del suo potere.
Ed è per questo che, in memoria del longevo e decaduto dittatore di villa Cerillo, dalla cucina abusiva, noi preghiamo:
"Coppola, perdona loro, perchè non sanno quello che fanno"

Josi Gerardo Della Ragione & Company